CIAO MICHAEL!

Michael Jackson, un'altra leggenda che se ne va. Non sono mai stato un fan nel senso più vero di questo grande interprete della musica pop (nel significato pieno del termine: pop = popular). Non ho fatto code per comprarne i dischi, malattie per vederne i concerti o scene turche per zittire chi parlava quando alla radio trasmettevano una sua canzone.
Devo però riconoscere che in lui abbiamo visto un fuoriclasse di quella particolare arte che abbina la musica allo show, e tanto per cambiare frutto di quegli anni ottanta che solo i noiosoni identificano come un periodo mediocre (secondo me, il miglior decennio mai visto).
Memorabili le sue performance dal vivo, quando cantava e ballava con quel suo stile inimitabile dimostrando a tutti che "ci vuole un fisico bestiale". Avrei voluto vedere, tanto per dire, Francesco Guccini abbozzare qualche passo durante una sua performance.
Infelice come tutti i Re Mida dello spettacolo, stravagante nel suo essere e nel suo apparire, lascia dietro di sè quell'aura di mistero e di maudìt che - prima di lui - ha circondato altre uscite di scena inattese e cariche di dubbi.
Infatti è già partita la caccia al vero Jackson, che si troverebbe chissà dove, assieme a Elvis, James, Marylin, Bob Marley... E prima o poi, ci scommetterei, qualcuno fonderà anche una chiesa sulle reliquie ed il pensiero (I'm Bad?) di Michael.
Per ora, visto che i lunghi e forti clamori del giorno dopo si stanno a poco a poco affievolendo, anche a te, ragazzo, gli auguri di buona permanenza nel luogo in cui ti trovi.

FERRARA: GIUSTIZIA PER FEDERICO

Ho seguito fin dall’inizio il caso di Federico Aldrovandi, il ragazzo di Ferrara morto in circostanze misteriose mentre, rientrando a casa dopo una nottata con gli amici, era stato fermato per un controllo da una pattuglia della Polizia.
In realtà, anche a sentire le testimonianze di coloro che avevano avuto modo di assistere in tutto o in parte alla scena, la dinamica dei fatti a me è parsa subito piuttosto chiara: qualche parola in eccesso, la discussione che sale di tono, Federico immobilizzato a terra che non riesce più a respirare, l’epilogo tragico.
Seguendo la vicenda grazie a “Chi l’ha visto?”, la trasmissione che da ormai vent’anni continua a dare voce alle vittime di sparizioni e delitti senza colpevole, mi sono fatto l’idea che qualcuno, da subito, cercasse di orientare indagini ed esiti verso quanto meno un concorso di colpe tra il povero Federico e la pattuglia. Quando invece appariva chiaro, e vieppiù con il trascorrere del tempo, che probabilmente quella mattina qualcuno aveva un po’ esagerato.
Fin qui, non c’è nemmeno tanto da aggiungere. Il problema è stato però che a remare contro si sono poi verificati alcuni fatti inquietanti: la difesa corporativa degli agenti coinvolti; le improvvise amnesie e reticenze di alcuni testimoni; le asserite minacce più o meno velate subite da qualcuno; la comparsa sulla scena di storie – poco credibili, in verità – di droga.
Il processo, anche se siamo solo al primo grado di giudizio, sembra però aver fatto piazza pulita di queste piccolezze, con la condanna, apparsa ineccepibile a tutta l’opinione pubblica (non solo ferrarese) dei responsabili di un assurdo eccesso interpretativo del proprio ruolo. Un malessere che mi sembra finisca per contagiare troppo spesso chi indossa una divisa (si veda anche la morte del povero Gabriele Sandri), la cui utilità va rivolta alla sicurezza dei cittadini e non a fornire coperture o sensazioni rambesche a chi la indossa.