FUORICLASSE D'ITALIA PER IL 2011

Cari “amici del casello”, per la nostra ferrovia virtuale il 2010 che si sta chiudendo è stato un anno impegnativo, anche se meno attivo che in passato: più dibattito ma meno interventi, in definitiva.

Il nuovo anno porta però con sé le premesse per un rilancio anche quantitativo delle nostre attività, che le seguenti righe vogliono in qualche misura anticipare ed illustrare. Come tutti sappiamo, nel 2011 ricorrono i centocinquant’anni dell’unità d’Italia, evento che noi riteniamo importante oggi ancor più di ieri, viste certe pulsioni che tendono a stingere i colori dei popoli e a creare una insipida brodaglia multi di qua e multi di là, senza identità e senza carattere.

E’ perciò intenzione del vostro Casellante dedicare la giusta attenzione all’evento, ma da un’angolazione particolare: ossia parlando durante l’anno dei tanti fuoriclasse di ogni categoria che hanno fatto la storia della nostra patria, in tutti i campi. E di eccellenze ne abbiamo davvero tante, anche in settori considerati “minori” (la gastronomia, lo sport, la moda, tanto per citarne alcuni).

Ogni settimana riserveremo quindi uno spazio ad uno o più fuoriclasse (magari accorpandoli per settori), intendendo come tali quei personaggi fuori del comune che – quando li vedi, li ascolti, li leggi – ti viene da pensare: ho conosciuto un fenomeno.

Quindi, cari amici del Casello, scrivete e suggerite. Lo spazio non mancherà.

IL SINDACO CHE VORREI AL POSTO DELLA SINDACHESSA CHE NON C'E'

La “mala gestio” della sindachessa lessa non conosce confini. La città è allo sbando, e non solo per colpa sua. Lei è l’ultima di una serie di sindaci nefasti, le cui conseguenze tutti i genovesi portano addosso, salvo dimenticarsene in sede di votazione. Più che di “sindrome di Stoccolma”, bisognerà iniziare a parlare di “sindrome di Genova”.

Basti pensare alla dilettantesca e penosa gestione della mobilità cittadina, passata dal ridicolo Merella, che ci faceva prendere in giro a livello nazionale, all’incompetenza dell’attuale gestione Pissarello & soci. L’assessore Arcangelo, estromesso da tempo – va appena ricordato che quando decise di presentarsi ad un’elezione prese più o meno i voti dei propri familiari, e nemmeno tutti -, si è permesso di recente di criticare l’attuale giunta dalle colonne di un noto quotidiano (della serie: quando c’ero io, Genova sì, che…). Per chi avesse la memoria corta, cogliendo fior da fiore, Merella è colui che – parlando del rifacimento della soletta sopra il Bisagno, alla Foce – disse fiero: dobbiamo chiedere 24 mesi di sacrifici ai Genovesi. Era l’autunno del 2004…

Oggi, con l’AMT in difficoltà interne ed esterne e con colpe equamente distribuite tra tanti attori, con una città che non decolla e non funziona, l’unica preoccupazione è quella di mettere la mordacchia a quanti si fanno portatori di dissenso. In perfetto stile sovietico. Avete mai provato a contraddirla, la Crudelia De Mon di Tursi?

L’ultimo esempio qualche settimana fa. Il gruppo Facebook “Mandiamo a casa Marta Vincenzi” ha organizzato un evento informatico brillante: tempestare il server di Tursi con una mail di cittadini insoddisfatti basata su un testo condiviso, che esprimeva la vergogna di essere rappresentati dalla Maga Magò della Valpolcevera. Ne sono state spedite almeno un migliaio: non una cosetta da niente. Il promotore, Maurizio Gregorini, brillante e volitivo uomo di cultura, è stato contattato dalla PS perché si assumesse ufficialmente la paternità del gesto. Stop. Nessun altro riscontro. Né sulla stampa cittadina, che ha fatto passare sotto silenzio l’iniziativa, né sull’emittenza radiotelevisiva. Né, tampoco, con reazioni dell’interessata. Che si offende, si picca, si rabbuia. Ma non risponde. Perché non ha argomenti – i suoi limiti caratteriali, politici ed amministrativi ormai sono proverbiali -, e perché non ritiene gli interlocutori all’altezza.

A volte mi chiedo: che sindaco vorrei, domani? Uno che risponde e parla con tutti. Uno che prova a risolvere i problemi, anche andando fino in fondo. Uno che non difende ad oltranza l’operato suo e dei suoi collaboratori, anche quando è indifendibile. Uno che prenda questi tre anni e mezzo della medusa di Tursi e faccia il contrario. Sbaglierebbe qualcosa, ma per il calcolo delle probabilità farebbe meglio di chi l’ha preceduta, così come uno che – da sindaco – lanciasse la monetina ad ogni decisione: avrebbe almeno il 50% di probabilità di successo. Rispetto allo zero dell’attuale giunta, sarebbe un gran passo in avanti.

L'ASSOCIAZIONISMO CATTOLICO GENOVESE DA' LA SVEGLIA ALLA CITTA'

Bello, partecipato, coinvolgente: questa in sintesi la valutazione che si può esprimere sulla tavola rotonda: “Voi siete la luce del mondo”, organizzata dall’associazionismo cattolico genovese allo Starhotel di Corte Lambruschin sabato 13 novembre.

Già la scelta della sede non è stata casuale: un luogo “laico”, fuori dai consueti circuiti, una sorta di declamazione di quanto il mondo cattolico genovese voglia dimostrarsi presente nella società.

E originale è stata anche la formula: un relatore d’eccezione, Mons. Ugo Ughi, Vice Assistente Generale di Azione Cattolica, e poi un semicerchio di sedie, proprio di fronte al pubblico, nel quale le associazioni ed i movimenti presenti in sala hanno raccontato la loro esperienza e la strada da percorrere nella realtà genovese e ligure.

A fare gli onori di casa è stato Don Stefano Olivastri, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Genova, che ha enfatizzato il significato del camminare assieme, ognuno con le proprie specificità. Ci si scopre reciprocamente, ha detto Don Stefano, ricchi e portatori di punti di vista che l’altro non riesce a vedere.

Mons. Ughi, marchigiano, con il suo tratto mite ed efficace, ha dapprima ripercorso la storia del sussidio che ha fatto da spunto per l’incontro. Alla base c’è la Sacra Scrittura, data l’importanza di “tenere fisso lo sguardo su Gesù”, come recita la Lettera agli Ebrei. Va quindi rivalutato nella società odierna il ruolo della domenica, giorno dell’Eucaristia e dell’incontro comunitario, come primo giorno della settimana, quello al quale informare gli altri giorni, proprio in un contesto in cui si tende verso l’esatto opposto.

Nella comunità, ha proseguito Mons. Ughi, va inserita la comune consapevolezza delle diverse aggregazioni di essere membra dell’unico corpo:la Chiesa. In essa Ciascuno ha un proprio ruolo, ed essa ne è la sintesi, per comporre le differenze e non per appiattirle. Ad unire i cristiani sono la comune umanità, la Fede, la vita. Una “forza d’urto” benefica e pacifica che si possa contrapporre ad una rissosità sociale che sembra premiare sempre e solo chi urla.

Ma poiché la mitezza non va confusa con la mimetizzazione, ecco nascere l’esigenza per i cristiani di essere lievito nella società: parole d’ordine diventano quindi la formazione, anche degli adulti, e l’impegno sociale.

Cosa fare, si è chiesto in conclusione di intervento Mons. Ughi, nel concreto? Anzitutto stabilire autentiche relazioni fraterne. E poi capacità di ascolto della voce del Signore, che oggi ci parla nella storia, e poi la capacità di discernimento comunitario, nella collaborazione con gli altri, ricordando sempre che si è cristiani per gli altri e non per se stessi.

Un primo senso alle parolew di Mons. Ughi è arrivato nella seconda parte del pomeriggio, dove tutte le aggregazioni presenti sono intervenute prendendo posto a fianco del relatore, sotto la guida di Giuseppe Viscardi, moderatore dell’incontro, formando un semicerchio che si poneva come ideale continuità con il pubblico.

Ognuno ha illustrato la propria storia ed il proprio modo di contribuire alla vita della Chiesa, incarnando nella realtà genovese odierna i propri progetti, condividendo lo spirito dell’evento.

In chiusura è stato nuovamente Mons. Ughi, con la sua grande carica di umanità, a rispondere alle osservazioni di un pubblico numeroso e partecipe.

Un’esperienza positiva ed innovativa che avrà sicuramente un seguito: gli organizzatori, infatti guardano alla prossima primavera per un nuovo, possibile appuntamento.

LA COLLINA DEGLI EGOISTI

Da Paolo, fiero amico del "Casello", riceviamo e volentieri pubblichiamo una ironica provocazione contro i localismi che impediscono da sempre alla città di genova di scrollarsi di dosso i propri problemi. Qui il bersaglio sono i "No Gronda". Ma c'è sempre un "No Qualcosa" che frena il nostro futuro: è l'ora di dire basta!


In val Polcevera c'è una bella collina, Murta, abitata da contadini ma anche da dirigenti, imprenditori, professionisti e magistrati, e famosa per la festa della zucca.

Le cronache degli ultimi giorni registrano una fiera opposizione nel più puro stile NIMBY (not in my backyard) da parte dei Murtesi alla realizzazione dei sondaggi preliminari per la “gronda” che dovrebbe cercare di risolvere il problema dello snodo autostradale di Genova (di fatto un budello pericolosissimo e del tutto insufficiente). La gronda, per la verità, interesserebbe solo marginalmente Murta (sul fianco di un contrafforte laterale sbucherebbe una galleria funzionale al viadotto destinato ad attraversare la val Polcevera e comporterebbe a malapena l'abbattimento di tre o quattro case) . Ma tant'è: fronte compatto della popolazione per bloccare i lavori.

Bravissimi e ben fatto, verrebbe da dire ai Murtesi.

Siate però coerenti, verrebbe da aggiungere.

Se non intendete contribuire (per vero in piccolissima parte) alla soluzione del disagio (e del pericolo) legato all'attraversamento da parte di chi lavora della città di Genova, iniziate a smaltire da soli i rifiuti che producete. Perchè mai chi vive a Scarpino dovrebbe farsi carico di contribuire a sollevare voi dal relativo problema?

Non basta. Usate auto a pedali . Perchè mai i cittadini di Busalla, dove c'è un petrolchimico, dovrebbero inalare al posto vostro gli effluvi legati alla produzione di benzina?

Ancora. Evitate di prendere l'attuale tronco autostradale che passa – questo sì – rasente alle case di gente certamente più disagiata di voi. Perchè questa gente dovrebbe sopportare il rumore e gli scarichi dovuti al vostro passaggio?

Non basta ancora. Staccatevi, per favore, dalla rete della corrente elettrica. Questa è infatti prodotta dala centrale che è in porto e i cui scarichi interessano la zona di Sampierdarena i cui abitanti non hanno davvero motivo di farsi carico in vostro luogo dei disagi legati alla produzione di energia.

Una parola va anche a Lei Reverendo Parroco, in prima fila accanto al suo gregge. Lei ha detto ad una TV privata che il Suo posto è con la Sua gente. Benissimo. Ma non crede che in quanto pastore della Chiesa Universale una qualche minima considerazione per chi rischia (e perde) la vita sull'attuale tracciato autostradale potrebbe averla?

Al resto dei genovesi c'è da dire una sola cosa. Ogni qual volta siate interessati da qualche disagio legato al bene comune, cercate di essere migliori degli abitanti della collina degli egoisti.

Quanto alla prossima fiera della zucca, lasciate perdere. I locali potranno fare un adeguato utilizzo delle loro cucurbitacee anche da soli.

E' TEMPO DI CASTAGNE, SUL MONTE MORO!

Cari amici del casello, dopo un periodo di silenzio riprende regolarmente l’attività di questo blog, che – fedelmente agli spunti che ne videro l’esordio, due anni fa – si ripromette di costituire la nostra e vostra piazza virtuale. Il casello davanti al quale far transitare i treni delle nostre idee.

Si riparte da dove avevamo interrotto per la pausa estiva: il Monte Moro. Un gruppo di appassionati impavidi sta cercando di recuperare la vitalità di questa verde altura del Levante genovese, nel disinteresse delle forze politiche e delle amministrazioni genovesi, che negano – è successo! – che ci siano rifiuti ingombranti sul monte, nonostante esistano prove fotografiche che dimostrano il contrario.

Sabato 9 ottobre l’Associazione degli Amici del Monte Moro organizza una castagnata, che dalle ore 16.00 in avanti darà modo a grandi e piccini di respirare aria buona a pochi passi dal centro genovese, con un’invidiabile vista sul monte di Portofino (se il tempo lo concederà, altrimenti è previsto un “piano B” al coperto) ed un bicchiere di vino rosso a riscaldare i cuori.

L’appuntamento è nella zona dell’ex ristorante, in via Lanfranco, mentre in contemporanea gli amici del Centro Ippico Monte Moro intratterranno grandi e piccini nell’area del maneggio con i loro bellissimi cavalli.

Nel corso del pomeriggio verrà presentato a chi ancora non lo conoscesse il romanzo “Il casello nascosto tra gli alberi”, presenti l’autore e l’editore, con l’introduzione di un ospite d’eccezione: l’amico Enzo Melillo, giornalista di chiara fama, in forza alla redazione Rai di Genova.

Lo staff del Casello vi aspetta.

IL BUNKER DEL MONTE MORO RIPRENDE VITA

Ancora un’iniziativa di grande richiamo per l’Associazione Amici del Monte Moro, che già qualche tempo si batte per la tutela ambientale della zona posta immediatamente alle spalle del levante genovese.
Dopo la pulizia del sito, svoltasi qualche mese fa, che aveva portato alla raccolta e allo smaltimento di diversi quintali di rifiuti tra i quali numerose carcasse di auto e moto, sabato 3 luglio si è tenuta la manifestazione “Monte Moro tra storia, natura e degrado”, che ha portato i numerosi partecipanti all’interno delle strutture antiaerei costruite con funzione difensiva durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo 65 anni si sono riaccese le luci all’interno del bunker, grazie all’operato dei soci dell’associazione, che da qualche settimana è anche ufficialmente registrata. I presenti, oltre a visitare l’interessante sito, hanno anche potuto ascoltare la storia delle costruzioni militari risalenti al periodo 1939/45, ed in particolare delle opere di questo genere.
A questa fase didattica si è abbinato poi un momento “ecologico”, con un’ulteriore operazione di pulizia dei luoghi. La raccolta di rifiuti ha consentito di smaltire nuovamente molti quintali di materiali di ogni genere, inequivocabile segno di degrado ambientale ma anche di incuria dell’amministrazione pubblica e di inciviltà di troppi.
Il pomeriggio si è concluso con una festosa merenda, offerta da Gusto Giusto, azienda di ristorazione veicolata, e con la S. Messa officiata da Padre Pietro Fusi Sch.P.

50 ANNI, E SENTIRLI PROPRIO TUTTI!

Stasera sono rientrato a casa tardi. Genova era bloccata. Non pioveva, scuole chiuse da tre settimane, ora di punta quasi passata… E allora?
E allora, in pieno centro, andava in scena la celebrazione della vergogna. Organizzata da CGIL e ANPI, ecco la marcia (nel senso di femminile di “marcio”) per ricordare una delle pagine più turpi della storia recente: le manifestazioni che nel 1960 impedirono, in nome della democrazia, l’esercizio della democrazia. Che per un partito politico – il Movimento Sociale di Michelini e Almirante – voleva dire poter tenere il proprio congresso.
Sono passati cinquant’anni, e uno dovrebbe poter pensare ad un superamento di questa fase storica, che era sconcertante anche allora ma che poteva essere giustificata in nome delle divisioni che avevano portato l’Italia dal fascio allo sfascio.
E invece no. Per poter giustificare la propria permanenza in vita, ecco i soliti, più democratici degli altri, a cercarsi un palco ed una platea alla quale gridare forte e chiaro che anche oggi si attenta alla libertà e alla Costituzione, ma oggi come allora – o noi fortunati! – ci sono loro che vigilano, non abbassano la guardia ed impediranno.
Ad esempio, hanno impedito una legittima manifestazione che da destra voleva ripercorrere quei momenti in una lettura diversa, da un’altra angolazione. Il che, evidentemente, è vietato. In nome della democrazia.
Ultimo pensiero per le “autorità”: invece di prestarsi finalmente ad una sintesi superiore e moderna, scevra da coinvolgimenti storici assurdi – specie dal punto di vista di quel verme di Alessandro Repetto, che da ex democristiano farebbe bene a rileggersi un po’ di storia del suo partito a Genova – eccoli nelle piazze, vere o mediatiche, a dire la loro. Che è la stessa di questi cialtroni. Purtroppo la città esprime la classe dirigente che ci meritiamo. La Medusa, il verme, il gerundio. Lo ripeto: o noi fortunati!

POMIGLIANO: UNA PARTITA DA VINCERE

Mille e mille gli argomenti, cari amici del Casello, che da tempo – complice un intoppo informatico imprevisto – mancate della vostra ferrovia virtuale per far circolare idee e faccende.
Ce ne sarebbe, davvero: il federalismo, i Mondiali, la sempre più involuta conduzione della sindachessa medusa, treni e bus, la marea nera, le intercettazioni…
Ci sarà modo, spero. Ma la prima cosa che porto alla vostra riflessione è la situazione di Pomigliano d’Arco ed il rifiuto dogmatico, ideologico, della CGIL di firmare l’accordo con la Fiat.
Un accordo che chiede impegno ai lavoratori, e qualche rinuncia. Ma che in sostanza dice: se la facciamo così, noi portiamo qui dalla Polonia (dalla Polonia!) la linea di produzione della Fiat Panda. Non c’è un’alternativa: se la proposta della Fiat non passa, lo stabilimento chiude. Punto.
La CGIL dice di no, unica tra i sindacati. E il sospetto che dietro ci sia qualcosa di diverso dalle semplici ragioni dei lavoratori è forte.
Proviamo però a spingerci al di là delle impressioni, con alcune note analitiche. La prima. La CGIL – è evidente – oggi più che mai è asservita ad una logica di potere che contrappone due schieramenti. I suoi no, un tempo classisti e ideologizzati, sono oggi spesso frutto di logiche politiche che cercano un risultato opportuno, quando non opportunistico. Il fatto di essere l’unico sindacato, a parte qualche sigla autonoma, a contrapporsi sempre a Berlusconi e al Centro Destra pesa, in termini di tessere, perché permette di cavalcare un malcontento che sempre è esistito e sempre esisterà, brandendo però la spada del purismo e del “io-non-mi-vendo”.
Dire di no a Pomigliano, farne fallire le logiche, contribuisce ad eliminare un pericoloso successo governativo dall’agenda politica e sindacale, perché è altrettanto certo che i ministri dell’attuale compagine se ne farebbero vanto.
La seconda. La CGIL – su un piano più strettamente sindacale – teme, non senza fondatezza, che la ricetta Pomigliano possa estendersi a tanti altri plessi industriali della Penisola. E’ vero che svecchierebbe il repertorio da (pessimi, trovo incredibile che ci sia chi sostiene il contrario) anni settanta dell’industrializzazione italiana, ma probabilmente allenterebbe le cautele sindacali di cui i lavoratori hanno fin troppo abbondantemente fruito nel dopoguerra. Questo, la componente sindacale dei metalmeccanici CGIL – la base operaista e movimentista che tiene le redini della confederazione – non può permetterlo.
E così, spazio al “tanto peggio, tanto meglio”. Con il concreto rischio che Pomigliano chiuda. E che i fautori del principio “O tutto, o niente” – pochi, direbbe Montanelli, inutili e dissennati – tengano in ostaggio una delle poche fabbriche della Campania e una delle poche produzioni che coraggiosamente un’impresa italiana sta cercando di mantenere o addirittura di riportare da noi.

VISTO CHE LA ZIA MARTA NON SI MUOVE...

Tutto è nato dallo spaventoso incendio dello scorso settembre: ettari di bosco e macchia mediterranea in cenere, case minacciate dalle fiamme e residenti terrorizzati, una lunga striscia di fuoco che percorreva l’immediato entroterra del Levante fino quasi a lambire il mare.
Uno scenario apocalittico che aveva tenuto banco per giorni sugli organi di stampa.
Da lì, la riflessione: eliminiamo le condizioni di degrado che alimentano questa furia. E poi, l’impegno: facciamo qualcosa noi, visto che chi dovrebbe non interviene. Tipo la sindachessa Medusa.
E’ nata così l’iniziativa del “Gruppo Amici del Monte Moro”, che sabato 15 maggio ha organizzato una giornata di pulizia straordinaria del parco del monte posto sulle alture del Levante genovese.
L’iniziativa, patrocinata dal Municipio IX Levante, ha visto impiegati una sessantina di volontari, che sono riusciti a raccogliere oltre una tonnellata di rifiuti di vario genere, tra i quali spiccavano numerose carcasse di motorini ed autoveicoli.
L’iniziativa ha mobilitato molte associazioni che hanno inteso dare un segnale alla città e a chi la governa: dalle scuole “Padre Ottavio Assarotti”, all’Associazione Nazionale Alpini – Gruppo Genova Centro, sempre in prima fila quando c’è da lavorare in modo serio sull’ambiente, senza chiacchiere sui massimi sistemi, e l’Anffas.
La giornata di lavoro ha poi avuto anche un momento festoso, con una merenda da “Mille e una notte” offerta da “Gusto Giusto”, azienda di ristorazione veicolata.
A coronamento della manifestazione, che certamente avrà un seguito e nel corso della quale sono stati piantati anche simbolicamente alcuni alberelli, è stata celebrata una Santa Messa nella Cappella di Santa Chiara, officiata da Padre Pietro Fusi, Direttore delle Scuole “Assarotti”.

CHI RACCONTERA' L'ITALIA AI MONDIALI?

Todi è una di quelle città che fa dell’Italia un paese unico al mondo: una piccola capitale, racchiusa entro mura medievali conservate meglio di tanti ospedali degli anni settanta, con il Duomo e i palazzi pubblici, e anche quelli dei notabili del paese a dare lustro al piccolo centro.
Una cornice unica, dove si mangia e si beve in diretta relazione con quanto si vede, per un evento di grande interesse, ossia la presentazione, a cura del gruppo umbro dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, degli eventi mediatici che accompagneranno l’Italia calciofila nel periodo mondiale, in pericoloso – per le consorti – avvicinamento.
E così, accanto al presidente Remo Gasperini e al “regista” Giuseppe Occhioni, ecco Jacopo Volpi a raccontare cosa farà la tivù di stato e Massimo Corcione a rispondere con la ricetta di Sky. Ma anche Riccardo Cucchi, voce principe del football radiofonico d’oggi, a spiegare cosa combinerà la cara, vecchia radio, e poi i colleghi della carta stampata per chi vuole approfondire oltre i microfoni.
In platea, anche tanti studenti, ed in particolare i ragazzi del locale liceo classico: è tra loro la voce che ci racconterà i Mondiali del 2030, quelli che si è aggiudicato Marte?

CARO GIANFRANCO, COSI' NON VA.

Lascia molto perplessi l’atteggiamento di Fini e dei suoi in questa fase politica. Siamo all’indomani delle elezioni amministrative, che hanno restituito pieno vigore all’azione del governo, enfatizzando il meritato ruolo locale della Lega, unico, vero partito del territorio e come tale premiato dagli elettori.
Ci sono quindi le premesse per andare avanti e farlo con costrutto, lasciandosi alle spalle veleni e processi: le riforme, l’economia, il mondo del lavoro, la sicurezza….
A maggior ragione le uscite di Fini – che incassa però il pesante smacco di una larga fetta di ex aennini che gli preferiscono la stabilità del referente politico – appaiono incomprensibili. A suo dire, la Lega va arginata e la gestione dev’essere più collegiale.
Sul primo punto, ci si chiede il perché. Forse per le boutade autonomiste di Bossi e di Calderoli, o per il folclore del popolo padano? Se è così, il respiro dei finiani è corto: la Lega, dove governa, lo fa bene, con amministratori che dicono (e fanno) per la gente quello che la gente vuole sentirsi dire e veder fare. Se poi sono cose rozze, come sostiene qualcuno, francamente non si vede perché ci si dovrebbe preoccupare: per decenni ci siamo dovuti sorbire le idiozie circa la “lotta di classe”, il proletariato, i lavoratori, categorie di una rozzezza infinita, e oggi ci dovremmo preoccupare per le istanze – spesso giustificate, tra l’altro – della Lega? Con la differenza che, all’epoca, i “proletari” non li voleva nessuno, e restavano all’opposizione. Oggi la Lega la votano. O vogliamo forse una democrazia selettiva (tu puoi, anche se non ti votano; tu non puoi, nemmeno se ti votano)?
Sul secondo, al limite, si può concordare, e si può trovare un terreno d’intesa. La gestione del PDL – inteso come partito – lascia perplessi. Le situazioni locali sono gestite in modo personalistico e con scarso senso della realtà. La vicenda della Puglia – dove Vendola starnazza di un successo che in realtà è una defaillance degli avversari – dovrebbe insegnare.
Ma anche la nostra Liguria fa scuola: a quando un congresso, a quando cariche locali elette dalla base? Forse, in questo modo anche qui si potrebbero creare le condizioni di un’alternativa alla pessima sinistra ligure. Che governa perché gestisce il potere in modo sovietico, ma ancor più per mancanza di avversari.

UNA BUONA NOTIZIA: IL NUOVO TRENO SULLA FERROVIA GENOVA CASELLA


La Ferrovia Genova Casella vedrà correre sui propri binari un nuovo treno a partire dal 2013. Si è infatti concluso l’iter che, confermando quanto da noi anticipato quasi un anno fa, ha portato all’aggiudicazione ad AnsaldoBreda dell’appalto per la fornitura del nuovo convoglio.
Non si è trattato di un percorso facile: le difficoltà economiche e le peculiarità tecniche con le quali la storica linea deve fare i conti da sempre hanno portato i vertici di Piazza Manin a definire un progetto innovativo e con pochi riscontri in Europa. La prima procedura di gara è andata così deserta, e per l’aggiudicazione è stato necessario un secondo bando, vinto poi dall’azienda oggi napoletana, ma di antica tradizione genovese.
La fornitura ha un valore complessivo di 4,3 milioni di euro, dei quali 3,95 milioni direttamente per il treno, ed i restanti 350.000 per il relativo materiale di scorta.
I fondi per l’operazione arrivano dalla Regione Liguria, che ha da poco affidato la gestione della Ferrovia ad AMT.
Il nuovo complesso, del tipo definito “tram – treno” per le sue caratteristiche che lo rendono una sintesi tra i due tipi di mezzi, risponde sul piano progettuale a quanto richiesto dal tracciato della linea. Percorso acclive e tortuoso, velocità di punta non particolarmente elevate, necessità di continue accelerazioni e decelerazioni, la tratta richiede mezzi flessibili, con buone capacità di arrampicamento e facilità di incarrozzamento dei passeggeri.
Mentre in altri contesti, come in Germania, questo tipo di convogli stanno conoscendo una buona diffusione, in Italia non esiste nulla del genere, e gli unici mezzi in qualche modo avvicinabili sono in servizio da qualche mese e con grande soddisfazione dell’utenza lungo la linea che da Bergamo conduce ad Albino, sulla ricostruita sede della ferrovia della Val Seriana.
A dare la notizia i due principali artefici dell’operazione, l’Ing. Paolo Gassani, Direttore Generale della ferrovia, che è anche uno dei più noti studiosi ed esperti di ferrovia a livello nazionale, e Maria Nives Riggio, dall’estate 2008 Amministratore Unico della ferrovia, sotto la cui accorta e rigorosa guida l’impianto su rotaia più caro ai genovesi sta uscendo da un faticoso periodo di difficoltà tecniche.
“Si tratta – ha detto Gassani – di un mezzo articolato della lunghezza di 42 metri, a scartamento metrico e con circuiti di alimentazione a 3.000 volt. Ha 240 posti complessivi, di cui 140 a sedere ed uno per passeggero a ridotta capacità motoria. Ha il pianale ribassato, per consentire un facile incarrozzamento dei passeggeri, ed un’ampia superficie vetrata per godere appieno del paesaggio offerto dalla nostra bella linea ferrata. Quanto alla scelta del tram – treno, è dettata dal fatto che ha caratteristiche di leggerezza e di inscrivibilità nelle curve di piccolo raggio che meglio si adattano alla tortuosità di tracciato della Genova-Casella rispetto al materiale rotabile ferroviario tradizionale, con un miglioramento del comfort di marcia, della velocità e la diminuzione dell’usura del binario.”
“La stipula di questo contratto di fornitura rappresenta il conseguimento di un obiettivo importante che si aggiunge ai tanti investimenti che dal 2008 sono stati programmati ed attuati per superare la situazione di estrema criticità in cui versava la Ferrovia” ha aggiunto Maria Nives Riggio. “Sono state ripristinate dodici delle venti corse giornaliere feriali della ferrovia, e si stanno intensificando anche quelle dei giorni festivi; nei prossimi mesi – grazie alle lavorazioni ancora in corso - potranno essere ulteriormente incrementate. Abbiamo investito risorse per ripristinare il materiale rotabile esistente” dice ancora Riggio “in attesa del 2011, quando, oltre ad una carrozza, arriveranno due elettromotrici ristrutturate, e del 2013 con il nuovo treno di AnsaldoBreda.”
AMT, nuovo gestore della linea, un tratto della quale verrà presto risistemato per un totale di 4,3 km., si troverà quindi ad esercire una linea in rilancio rispetto al recente passato. L’unico punto interrogativo riguarda proprio il nuovo materiale: un solo convoglio sembra un po’ poco per garantire continuità nel servizio, ma d’altronde le risorse al momento sono quello che sono. Ci si chiede però se, mentre si fa un gran parlare di mobilità sostenibile e di qualità della vita, non si riesca a trovare il modo per finanziare un’infrastruttura unica ed invidiata a livello mondiale, meta di turisti ed appassionati di tutto il pianeta e che serve un bacino d’utenza importante e ancora poco intercettato.

GERUNDIO IETTATORE, RIUSCIREMO A MANDARTI A CASA?

Non sarà facile mandare a casa il gerundio iettatore che ormai dai cinque, interminabili anni sta infestando la Liguria con la sua turpe presenza.
Il tipo non ci piace, e sembra incredibile che la gente della Liguria sia anche solo in parte disponibile a votarlo. Non mi dilungo sulle “qualità” di costui, a tutti note fin dai divertenti giorni della primavera 1993 (ne conservo gelosamente alcune foto, che mi vengono in aiuto quando sono di cattivo umore).
Che la Giunta da lui guidata (guidata?!?) nella passata legislatura (legislatura?!?) abbia fatto poche cose interessanti, quasi sempre dovute ad iniziative di persone in gamba, amici che stanno dall’altra parte ma galantuomini e ben lontani dalle prepotenze e dai marmelli del gerundio, è un dato di fatto.
Un recente opuscolo, scritto dall’emergente consigliere uscente Matteo Rosso, amico del Casello, assieme all’eterno Gianni Plinio, ha messo a nudo sprechi ed iniziative a dir poco bizzarre della maggioranza (speriamo) uscente. S’intitola “Gli sprechi della sinistra dalla A alla Z”, ed elenca in rigoroso ordine alfabetico come sono state spese alcune delle risorse che i contribuenti hanno messo a disposizione dei governanti regionali.
Tra le tante chicche, gli stanziamenti per la difesa del “Gulo Gulo”, che non è una tipica categoria di elettori di centro sinistra, ma un mammifero altrimenti noto come “Ghiottone” e quelli per le tante, troppe fiere e manifestazioni costosissime, poco e mal frequentate e senza costrutto per il futuro della regione.
Anche per questo – a prescindere da cosa si pensi del Premier e dei suoi problemi in Liguria è necessario cambiare. Pensiamoci bene: rivogliamo forse una voce tutta difetti di pronuncia e incapace di sorridere che ci parla di ottimismo e di futuro con un’espressione tra il funereo e l’ebete?
Qui al Casello vogliamo cambiare: basta gerundio e trapassato, guardiamo solo al futuro. E, assieme a Sandro Biasotti Presidente, spingiamo un giovane coraggioso: Matteo Rosso. Non gliene ha fatta passare una, come raccontato nel suo volume.

E' PRIMAVERA, ARRIVA UN FRESCO VENTICELLO DI FOGNA...

Non ci crediamo più. Possibile che ogni volta che si avvicina una tornata elettorale parta una campagna giudiziaria contro Berlusconi? E’ una cosa talmente rituale e ripetitiva che non si lascia più credere, ed in effetti sono tanti coloro che, anche a sinistra, nutrono forti perplessità sui contenuti di questa nuova “inchiesta”.
Ne riassumiamo, in breve, il nocciolo: il Premier – che qui, sia chiaro, non intendiamo difendere “a prescindere”, anche perché non ne ha bisogno – è sotto indagine per aver detto al telefono ad un membro dell’AgCom, Innocenzi, e al direttore del TG1 Minzolini, che è stufo di sentirsi diffamare ed insultare in continuazione da Santoro, e che quel programma così com’è fa schifo e meriterebbe di essere chiuso. Cose, tra l’altro, del tutto condivisibili. Vorrei vedere chiunque, se esistesse un programma radiotelevisivo fatto non per smascherare ribalderie assortite (ci sono: ad esempio Striscia la Notizia e le Iene su Mediaset, Report e per certi versi anche Chi l’ha visto sulla Rai, solo per citarne qualcuno), ma per parlare a senso unico solo di episodi, veri o più spesso presunti, che vedono protagonista un solo individuo, una sola parte, una sola fazione. Tanto per dire, un Santoro di destra che se la prendesse con Prodi – eppure di quel falso perbenista disonesto di cose da dire ce ne sarebbero state a bizzeffe – non è mai esistito.
Mutatis mutandis, sarebbe come se Mourinho venisse perseguito perché caccia i cronisti dalle proprie conferenze e venisse intercettato mentre chiede ad un amico direttore di testata che chiudano “Controcampo”. E non rileva la diversa posizione delle due persone citate: il comportamento è assolutamente uguale.
Insomma, anche stavolta la rilevanza penale è nulla. E forse anche quella politica ed umana. Ma parlarne a due settimane dalle elezioni può spostare pochi quanto essenziali voti degli indecisi, magari lasciandoli a casa. Anche per questo, con una sinistra senza idee che continua a ripetere che “gli italiani vogliono vedere trattati i loro problemi, non quelli di Berlusconi”, abilissima nel crearli, questi problemi, e quindi a far sì che questo argomento possa essere utilizzato, il Centro destra potrebbe fare tanto e non riesce a farlo: impossibile attaccare quando sei sempre costretto a difenderti. Anche se l’attacco arriva con un venticello di fogna.

I percorsi del Casello

Cari amici del Casello, dopo qualche settimana di silenzio ripartono le pubblicazioni sul nostro blog, sulla nostra arena virtuale che così tanti argomenti ci ha fatto dibattere in questi primi sedici mesi.
Non mi attardo sul periodo intercorso, sebbene cose ne siano successe, e anche tante, e anche strane: dalle firme per le elezioni alle Olimpiadi invernali, dagli Oscar a via Poma, tanto per ricordare qualcuno tra gli eventi clou. Proveremo a commentarne insieme quelli che più hanno destato l’attenzione del Casellante.
Parleremo anche delle elezioni regionali prossime venture, e di quanto sia necessario, direi quasi vitale, cercare di mandare a casa il “gerundius infelix”, specie animale che ha infestato la Liguria nell’ultimo lustro.
Inoltre ci sono nuove pubblicazioni che meritano la nostra attenzione, delle quali daremo conto fin dalla prossima settimana.
A tal proposito il Casellante non può non compiacersi dell’ottimo riscontro avuto dal “romanzo del Casello”, ossia “Il Casello nascosto tra gli alberi”, che trova spazio qui di fianco: grazie a quanti lo hanno comprato e letto, e ancor più a coloro che ne hanno commentato le pagine. E’ stato un piacere essere in vostra compagnia, e lo sarà ancor più in futuro.

ANCHE A GENOVA APRE BANCA ETICA!

A quasi undici anni dallo start ufficiale Banca Etica ha aperto una propria filiale a Genova, città che, forte delle sue tradizioni nel campo dell’associazionismo e della solidarietà, all’istituto bancario “alternativo” per DNA ha dato tanto fin dai tempi della Cooperativa “Verso la Banca Etica”.
Le manifestazioni che hanno fatto da corona all’apertura hanno coinvolto tutto il territorio ligure, da La Spezia fino a Ventimiglia, dove si sono tenuti incontri a tema a simboleggiare la “presa di possesso” dell’intera regione da parte della banca.
Il clou degli eventi si è peraltro concentrato a Genova nella giornata di sabato 30 gennaio. Dapprima il taglio del nastro della nuova sede, in via San Vincenzo 34, non lontano dalla stazione Brignole, alla base del grattacielo ex Sip. Tante le personalità presenti, dal vice presidente della Regione Massimiliano Costa, che ha seguito il percorso di Banca Etica fin dall’epoca dei suoi trascorsi nello scoutismo cattolico, a Mons. Giampiero Carzino, dalle cui parole è emerso il riferimento alla missione di Banca Etica a servizio della promozione umana. A tagliare la fettuccia gialla e blu è stato Francesco Fassone, coordinatore dei soci della Liguria, che tanto si è prodigato per portare valori e contenuti di Banca Etica nella nostra regione.
Nei nuovi locali della banca è stata poi aperta al pubblico la mostra “Dieci anni di Banca Etica”, che racconta il percorso di questo istituto di credito così singolare nel panorama finanziario internazionale da meritare davvero un momento di attenzione nelle pur frenetiche attività quotidiane di ciascuno.
Più tardi, nell’auditorium di Palazzo Rosso, ecco la tavola rotonda: “Banca Etica. Un seme per l'economia responsabile: cultura e società civile, ambiente, cooperazione sociale e internazionale”, moderata con la vivacità del suo stile scout da Gabriele Giuglietti, genovese, che di Banca Etica è il Vice Direttore Generale.
Tanti i relatori presenti, e contenuti tutt’altro che scontati.
Il primo a prendere la parola è stato Fabio Salviato, Presidente di Banca Etica, il quale, con un’immagine cara alla gente della Liguria, ha paragonato il percorso dell’istituto da lui guidato al viaggio di una nave e del suo coraggioso equipaggio nel pericoloso mare della finanza.
Mario Crosta, che di Banca Etica è Direttore Generale, ha tenuto particolarmente a ringraziare tutto il personale della banca, presente in massa alla giornata genovese, per la realizzazione del sogno: aprire una filiale anche a Genova.
Per Claudio Basso, rappresentante delle ACLI nel Forum Ligure del Terzo Settore, la definizione di un nuovo modello di sviluppo deve interessare anche settori storicamente lontani dall’intervento sociale, e per farlo è indispensabile puntare sulla formazione, affinchè economia re crescita responsabili diventino un modo di sentire diffuso e comune.
Lorenzo Becchetti, docente alla Sapienza e presidente del Comitato Etico della banca, ha insistito sull’incontro tra consumo responsabile (“i cittadini che votano col portafoglio”) e impresa pioniera. Infatti, dice citando a più riprese l’enciclica “Caritas in Veritate” (che ha costituito lo spunto per molte riflessioni di questa giornata), il fatto che certi approcci vengano fatti propri dalle banche tradizionali significa che si è seminato bene, anche se la specificità di Banca Etica la rende un “unicum” nel panorama finanziario.
Su basi analoghe anche l’intervento del Professor Lorenzo Caselli, che ha parlato a questo proposito di economia che nasce dal basso per concretizzarsi in iniziative che senza negare il profitto sanno andare al di là per realizzare finalità umane e sociali. Banca Etica, in questo contesto, è uno dei soggetti che, lavorando a beneficio del “Non Profit”, terreno di sperimentazione di nuove potenzialità, operano per un pluralismo delle istituzioni e la migliore e più completa soddisfazione dei bisogni sociali.
Beppe Gallo, segretario nazionale della Fiba/Cisl, ha definito Banca Etica “un’impresa lungimirante e visionaria”, giacchè i due termini – “banca” ed “etica” – oggi sembrano incarnare un vero e proprio ossimoro. Anche in questo caso la “Caritas in Veritate” viene in soccorso, quando dice che l’economia del dono dev’essere immanente all’economia di mercato.
A chiudere l’intervento di Sabrina Siniscalchi, una lunga esperienza in “Mani Tese” ed oggi a Banca Etica, che ha auspicato un maggiore interesse verso il bene comune, sebbene i segnali non siano incoraggianti, vista la sproporzione esistente tra quanto investito dai governi per salvare le banche dallo tsunami finanziario di un anno fa e quanto stanziato a favore della riduzione dei danni ambientali.
Alla fine, festa per tutti, con il ricco buffet allestito dalla Comunità Emmaus, una delle tante realtà che ha creduto da subito in Banca Etica, uno strumento diverso ed un ponte tra quanti, nel mondo dell’associazionismo e del volontariato cattolico e laico, credono in un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro la persona.

ANCHE A GENOVA APRE BANCA ETICA

Sabato pomeriggio, a Genova, Banca Popolare Etica aprirà ufficialmente la propria filiale genovese.
Alle ore 15.15 è previsto il taglio del nastro, alla presenza delle più alte cariche dell'Istituto, presso la sede di Via San Vincenzo 34, dove sarà allestita la mostra "Dieci anni di Banca Etica".
Più tardi, esattamente alle 16.30, all'Auditorium di Palazzo Rosso, incontro pubblico: Banca Etica. Un seme per l'economia responsabile:cultura e società civile, ambiente, cooperazione sociale e internazionale.
Interverranno, tra gli altri, il Presidente di Banca Etica Fabio Salviato ed il Direttore Generale, Mario Crosta, e poi esponenti dell'associazionismo, del sindacato e dell'economia, tra i quali il Prof. Lorenzo Caselli.
A moderare l'incontro Gabriele Giuglietti, Vice Direttore di Banca Etica.
L'ingresso è libero, e può essere un’ottima opportunità per ragionare di economia e di mercato in maniera un po’ diversa rispetto a come questi temi ci vengono imposti dai mezzi di comunicazione di massa.

VINCONO I PIU' PICCOLI ALLA MOSTRA DEI PRESEPI DELLA SCUOLA P. OTTAVIO ASSAROTTI

Grande successo di pubblico per la premiazione, sabato 16 gennaio, della terza edizione della Mostra Concorso dei Presepi organizzata dalle Scuole Paritarie Padre Ottavio Assarotti per gli alunni delle elementari e della scuola d’infanzia.
In realtà, al di là del successo della premiazione, bisognerebbe parlare del successo della mostra in sé, che ha visto i piccoli concorrenti partecipare con grande entusiasmo e profusione di energie, cercando di veicolare messaggi chiari e semplici nel più puro spirito natalizio, a partire dall’utilizzo di materiali riciclabili, dalla capacità di mettere a frutto le conoscenze apprese a scuola (la manualità, ma anche i significati veri del Natale), per arrivare alle tante piccole gioiose rappresentazioni natalizie esibite al pubblico ed espresse davanti a genitori ed amici.
A fare da cornice alla kermesse il sempre accogliente Salone dei Convegni della società Iride (già AMGA) di Via SS. Giacomo e Filippo a Genova.
Palpabile l’attesa per i numerosi e prestigiosi premi in palio, anche perchè è stata quest’anno una votazione dei visitatori, separatamente adulti e minori, si è affiancata al responso della giuria ufficiale composta da esperti qualificati estranei alle scuole.
Un po’ a sorpresa, tutte e tre le votazioni hanno indicato vincitrice della simpatica competizione la Scuola dell'Infanzia, per l’originalità del lavoro, per l'efficacia dell'insieme, per l'utilizzo di materiali poveri, e per la gran profusione di dettagli, curatissimi.
A testimoniare il crescente successo di quest’iniziativa, da rimarcare la significativa partecipazione di autorevoli sponsor, a partire dal Municipio Centro Est che ha concesso il patrocinio, alla Soc. IRIDE, al Presidente della Regione Liguria, al Sindaco di Genova, al Presidente della Provincia, ed a numerose primarie Aziende.
Davvero oltre le attese la partecipazione del pubblico alla cerimonia della premiazione, svoltasi alla presenza di numerose autorità religiose e civili, dei quasi 200 alunni e dei loro genitori e familiari, tanto che il Salone era stipato all'inverosimile. Nel corso della mattinata ogni classe concorrente ha allietato gli intervenuti con un momento espressivo: chi un canto, chi una poesia declamata in coro, chi una breve parte recitata. Un gradevole rinfresco ha concluso la cerimonia, che ha archiviato nel migliore dei modi il sereno periodo natalizio.