BUONE VACANZE!
Il Casellante vi dà appuntamento alla ripresa delle consuete attività: auguri di una serena estate a tutti!
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La politica delle idee,
Per Genova e per la Liguria
LA CORSA CONTINUA!
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SI RIPARTE E CI SI RIPROVA!
Torneremo presto in argomento. Rimanete sintonizzati!
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Per Genova e per la Liguria
SAMPDORIA, PROGRAMMAZIONE E BUON SENSO... TATTICO.
Mentre
scrivo queste note non so ancora come andrà a finire la partita che
lunedì 3 aprile vedrà di fronte Inter e Sampdoria. Però due
considerazioni volanti mi sento di esprimerle.
La
prima riguarda entrambe le squadre. Hanno al timone due tecnici
italiani ancora giovani e motivati, con idee di calcio moderne e
concrete. Possono non piacere – parlo delle
idee – ma in campo sono riconoscibili in modo chiaro. Si basano sul
buon senso e sul materiale umano a disposizione, ottimo per tutte e due
le realtà se si fa riferimento ai rispettivi obiettivi.
Credo
non sia un caso che, mentre a livello talenti la serie A e il calcio
italiano attraversino una fase di transizione, i nostri tecnici siano
tra i più apprezzati a livello
internazionale e siedano su panchine di grande prestigio. E’ molto più
raro il contrario.
La
seconda considerazione riguarda la Sampdoria, che ha vinto anche il
secondo derby della stagione, con pieno merito. E mentre la partita
d’andata era stata più equilibrata
e aveva visto trionfare la sagacia tattica di mister Giampaolo, la
partita di ritorno ha evidenziato un gap netto in termini tecnici. I
giovani a disposizione del tecnico abruzzese sono cresciuti molto nel
corso dell’anno, anche proprio grazie alla pazienza e alle virtù didattiche dell'allenatore, e se qualcuno deve ancora dimostrare
di valere quanto ci si attende, altri appaiono già maturi per traguardi
più impegnativi.
Sarà
questa, credo, la sfida del prossimo anno, non meno di quella che
attenderà la dirigenza blucerchiata in sede di mercato per non
disperdere in poche settimane quanto di
buono realizzato in un anno di lavoro intenso e proficuo.
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Siamo tutti sportivi
DEMOCRAZIA? PER MOLTI MA NON PER TUTTI
Credo farà discutere ancora a lungo il convegno degli esponenti dei
partiti di estrema destra tenutosi a Genova sabato 11 febbraio.
Al casello non abbiamo pregiudizi, ma soprattutto non neghiamo mai il diritto di parola a nessuno.
Un atteggiamento che non tutti condividono, visto che l'occasione della quale stiamo parlando ha suscitato in molti l'impulso di negare la libertà di espressione a fazioni che, condivisibili o no (e per il casellante è no per tanti aspetti), hanno scelto di incontrarsi.
Al casello non abbiamo pregiudizi, ma soprattutto non neghiamo mai il diritto di parola a nessuno.
Un atteggiamento che non tutti condividono, visto che l'occasione della quale stiamo parlando ha suscitato in molti l'impulso di negare la libertà di espressione a fazioni che, condivisibili o no (e per il casellante è no per tanti aspetti), hanno scelto di incontrarsi.
C’è,
forte, in larga parte della sinistra italiana (non solo quella di
matrice marxista), la stessa autopercezione di superiorità morale e
ideale che non è mai venuta meno
fin dai tempi di Togliatti e Berlinguer. E quindi di poter decidere, da
soli, chi ha diritto e chi no. Anzi, più esattamente: chi è degno e chi
no. E chi non è degno non può né riunirsi, né esprimersi.
Un
altro aspetto sgradevole è che – ragionando in questo modo – uno dei
giocatori si arroga il diritto di essere anche arbitro. Come se tutte le
idee potessero avere diritto
di tribuna, TRANNE… e vai con l’elenco.
Un sincero democratico non può
accettare in nessun modo una visione così dichiaratamente,
intenzionalmente ottusa. Senza contare che questo atteggiamento è
proprio di una fazione che nella storia si è coperta di nefandezze
peggiori di quelle che vorrebbe combattere, e che si indigna quando
vede messi sullo stesso piano i propri eccessi e quelli della parte
avversa. Perché, se di eccessi si può parlare - obiettano -, si è trattato solo di
zelo o di estremizzazione di idee in sé positive.
Trovo
poi preoccupante il commento finale di alcuni degli autoconvocati. Al
di là della posizione di chi ha voluto semplicemente testimoniare con la
presenza la propria contrarietà
– non posso condividere ma in qualche maniera posso capire – c’è anche
la posizione di chi fa partire sermoni del tipo “essere antifascisti
oggi vuol dire combattere le nuove forme in cui si manifesta il fascismo
di oggi: il sopruso, la mancanza di accoglienza”,
e via delirando. Non so se è chiaro il concetto: non ci si limita a
contestare una prospettiva storica, ma la si lascia aperta per poter
combattere ciò che tecnicamente “fascismo” non è e non può essere.
Il
risultato è che tutto quello che a questi non va
a genio – dal leghismo al “Family Day” – è in senso ampio una forma moderna di
fascismo, e quindi merita di essere combattuto. Attraverso le idee? No,
anche attraverso metodi eversivi e antidemocratici. In nome della
democrazia e della libertà di espressione.
Il fatto è che l'Italia è l'unico paese l mondo in cui la storia viene ancora oggi utilizzata per fini politici. Questo è un punto sul quale chi la scrive e la insegna dovrebbe meditare. Ma siamo rassegnati: non accadrà ancora per molto tempo.
ITALIA MOSCIA, SOLO L'EMERGENZA CI SCUOTE
Un’Italia
strana e silenziosa, quella che si è presentata all’alba dell’anno
nuovo. Come se ci fosse una certa resistenza a farsi vedere, a mostrarsi
vivi o anche soltanto
impegnati e partecipi. In primavera inoltrata si terrà un’importante
tornata amministrativa, e ad oggi i cittadini di molti centri importanti
non sanno nemmeno chi concorrerà alla poltrona di sindaco. Ben diversa
era l’atmosfera nel 2012, quando le liste proliferavano
e in molti casi la competizione (anche interna agli schieramenti)
sembrava attiva e portatrice di grandi novità. Sarà che le novità non
sono arrivate, ma questa situazione soporifera porta davvero i segni
della disaffezione verso le istituzioni.
E’
cambiato – in coda ad una netta e tutto sommato meritata sconfitta
referendaria – persino il governo centrale, e davvero sembra non sia
cambiato niente, se non che tanti
(visti gli atteggiamenti della Consulta) sembrano avere una voglia
matta di andare a votare, piuttosto senza sistema di conteggio dei voti,
purchè lo si faccia: ma allora torniamo al punto precedente, ossia la
scarsa voglia di partecipare.
Alla
fine l’Italia reagisce solo davanti alle tragedie, come quelle che a
più riprese e in più modi hanno colpito il centro del Paese. Quelli che
in Liguria sono gli “Angeli
del fango” sono gli unici, veri angeli. Un’idea, una provocazione: e se
facessimo decidere di più al mondo del volontariato, e meno a quello
della politica?
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