Non è un
refuso, giacchè di eroico la nostra regione oggi può vantare ben
poco. Tra rimborsi dorati, mancate vigilanze su alluvioni e
catastrofi, sbagliata o assente regimentazione dei corsi d’acqua, i
nostri esponenti di spicco si manifestano certo più per il negativo
che per l’esempio.
Tutto sommato,
se la cava meglio l’ambito sportivo: due squadre in serie A, due in
B e una in C non accadeva da secoli. La pallanuoto va sempre alla
grande, e anche altrove c’è spazio per il talento (Fabio Fognini,
Silvia Salis, Alessandro Petaccchi, tanto per citarne alcuni).
Quando invece si
parla di Liguria “enoica”, usando un aggettivo caro al maestro
Luigi Veronelli, ci riferiamo alle tante capacità che in regione
esistono e si stanno affermando nel campo del vino.
Se è vero,
infatti, che questa è una delle strade più battute e ricercate
negli ultimi anni per lasciare il segno nel buono e nel bello, è
altrettanto giusto che anche la nostra terra dica la sua. E lo fa con
coraggio, da sempre: basti pensare alle terrazze delle Cinque Terre,
dove coltivare è già la cosa più semplice, se si considera cosa si
è dovuto strappare all’orrido con riporti di terra fatti a mano,
muretti a secco, accessi impervi.
Ora lo si fa, e
sempre più, anche con cognizione: da Sarzana a Ventimiglia non solo
la Liguria dimostra ricchezza di vitigni e soluzioni, ma anche
perizia di uvaggi e di lavoro, sulla terra e in cantina.
Non è una moda:
il fatto è che piace proprio, e chi lavora bene trova sorrisi in
enoteca e in…banca!
Non mi dilungo:
avremo tempi e modi per dire di Vermentino, Pigato, Rossese,
Ormeasco, Bianchetta, Buzzetto, Lumassina, e altri ancora.
Un consiglio:
provate un ligure. Troverete tutto ciò che state cercando in un
vino.
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