TROPPO TARDI - IL SECONDO ROMANZO DEL "CASELLO"!



Dopo il successo sorprendente ed inatteso del primo romanzo, “Il casello nascosto tra gli alberi”, torna nelle librerie Giuseppe Viscardi con il suo secondo titolo, “Troppo Tardi”.

Una vicenda raccontata in un italiano esemplare e spesso poetico, ad un tempo divertente, scorrevole e vario, senza cedimenti alla modernità ma senza alcuna erudizione, ricco di dettagli e di descrizioni, che passa dal comico al drammatico e sa strappare la risata e la lacrimuccia.

Un’altra storia ambientata a Genova, questa volta fondale a volte algido e a volte cinico delle disavventure di Gianluca, ingegnere e musicista.

Arriva sempre troppo tardi, Gianluca. Forse è (sembra) spesso sfortunato, forse sceglie troppo, o troppo poco, ma in una vita che avrebbe bisogno di quarantott'ore al giorno per essere vissuta in modo compiuto le cose gli riescono davvero di rado.

Eppure le qualità le avrebbe, fisiche ed intellettive. Piace alle donne di tutte le età, non ha problemi economici, viene da una famiglia molto in vista, con cui peraltro i rapporti sono davvero freddini, e soprattutto ha un grandissimo talento: l'orecchio assoluto, ma davvero assoluto, cosa che ne fa il musicista perfetto, un potenziale Mozart dei giorni nostri.

Però non ha mai sfondato, e forse non ci riuscirà mai: l'odio e l'invidia dei nemici più stretti, acerrimi e subdoli, lo marca a vista e non gli lascia spazio. A complicargli la vita ci si mette la sua innata predisposizione a cercarsi rogne, la sua non negoziabile indipendenza, la smodata attrazione per le passioni. In più, deve fare i conti con i "poteri forti". Perché esistono, e in una Genova ostile e bacchettona si mettono davvero di traverso. Se non ci si va d'accordo non si fa vita, né qui né altrove.

Gianluca deve fare quotidianamente i conti con le sue contraddizioni, riassunte dalla giacca del suo frac, cucita in modo che - rivoltata - diventa un giubbotto che permette di passare in un attimo dalla direzione di un'orchestra alla serata nel pianobar. Tra Beethoven e Luigi Tenco, tra la ricerca di senso alla vita e la voglia di godere di ciò che il mondo offre, tra il bisogno di affetti veri e profondi e il consumo di relazioni personali senza domani, tra un impiego come ingegnere e il sogno di sfondare nel mondo della musica, alla ricerca della "musica perfetta", quella che spacchi il muro dell'indifferenza.

La svolta sembra non arrivare mai, ed anzi il destino sembra divertirsi alle spalle del ragazzo. Che però ha dalla sua parte una grandissima energia: quella dei suoi sogni, ai quali rimarrà aggrappato fino a che avrà un briciolo di forza per combattere. E l'ottimismo caparbio e volitivo di chi crede che, prima o poi, due più due debba necessariamente fare quattro.

E se è vero che il merito – anzi, il Merito – è il vero grande assente delle comunità chiuse e votate all’autoconservazione delle classi dominanti, dove il talento diventa un problema perché va gestito e solitamente non si lascia inquadrare negli schemi facili del quotidiano, il finale a sorpresa lascia spazio alla speranza. E all’amore, un merito che nessun ostacolo può mai bloccare del tutto.