... PER TUTTO IL RESTO, C'E' MASTERCARD!

Un gavettone alla sindachessa...
Il protagonista di questo gesto (che qualcuno ha definito "di cattivo gusto": mah!) ci aveva già provato con il "gerundio ottimista", senza successo. Ma oggi siamo a ridosso del primo di aprile. Il GSS, grande protagonista di questi spazi, lo festeggia come una ricorrenza.


Il fotoservizio è del bravissimo reporter di Repubblica, al quale giornale è necessario il rimando per la serie completa. Ma un assaggino, cari amici del Casello, secondo me era doveroso....

LA SINTESI DEL PDL SI CHIAMA NAZIONALMODERNISMO

Con il congresso di scioglimento di AN, che confluisce nel PDL - del quale proprio in questo fine settimana si celebra l'assise di partenza - si chiude quella che mi verrebbe da definire - forzando un po' i concetti - la "fase tre" della Destra italiana, dove la "fase uno" è rappresentata dalle istanze nazionali e popolari post unitarie (sfociate poi nell'esperienza fascista), la "fase due" si è risolta nell'epopea a volte drammatica della sopravvivenza ad una guerra di annientamento e la "fase tre" ha visto il ritorno al protagonismo attivo nelle esperienze di governo locale e nazionale.
Cosa porta il disciolto partito alla nuova formazione dei moderati italiani? Quali sfide attendono la nuova formazione politica? Ce lo dice, con sintesi mirabile, Mario Bozzi Sentieri, che tanti frequentatori del Casello conoscono e apprezzano.
In un momento di passaggio così importante, come la nascita del PdL, chi ha a cuore una certa tradizione politica e culturale, non può non interrogarsi sul senso di questo passaggio e contemporaneamente sull’essenza del percorso fin qui compiuto. Le “fusioni a freddo” non ci appartengono, così come è lontana da noi certa cultura positivistica, più affine agli alambicchi di qualche laboratorio d’analisi che alle passioni che vengono da simboli e identità profonde. D’altra parte però l’identità non può essere considerata una pecetta da appiccicarsi addosso e sotto la quale nascondere strappi e smagliature, ma è verifica continua, è dubbio e sintesi di idee e di esperienze, maturate nel corso del tempo.
E’ capacità di lettura sincrona di un grande patrimonio culturale e politico, non privo di contraddizioni, ma proprio per questo ricco di elementi problematici e creativi.
E’ l’elemento “problematico” e dunque creativo di un’identità ; vissuta non formalisticamente, la quale non si accontenta di autorappresentarsi, ma cerca sintonie e convergenze reali, partendo dalla consapevolezza che un’epoca è tramontata e che il tempo nuovo che ci è di fronte richiede nuove capacità sintetiche e soluzioni non cristallizzate.
La mozione congressuale di An va – in fondo – proprio in questa direzione. L’avere sottolineato, nella parte del documento dedicata alla “Via italiana alla modernità”, “la fine del Novecento, intesa come fallimento del progetto massificante e relativista, prima di marca marxista, poi giacobino-economicista”, ed il richiamo ad alcune figure emblematiche della cultura nazionale, che hanno incarnato il superamento dei vecchi schematismi ideologici tipici del Novecento (pensiamo – in particolare – al padre del sindacalismo nazionale Filippo Corridoni e al creatore del Futurismo F.T. Marinetti, a Mosca e a Prezzolini) sono un invito ad immaginare nuovi percorsi sintetici, in grado di coniugare, nel concreto, nella politica del fare, il senso dell’identità e le nuove domande di modernizzazione culturale, sociale e politica.
E’ il “nazionalmodernismo”, con cui il PdL sta già misurando il proprio impegno modernizzatore nell’azione di governo, nazionale e locale, nell’approccio alla crisi economica, nel ripensamento del percorso da intraprendere.
Non è dunque solo nella capacità di “intercettare” meglio le istanze della gente che il centrodestra può vincere e convincere. Se fosse solo capacità di risposta alle istanze della gente, è evidente che il centrodestra sarebbe esposto ai rischi della “volatilità delle opinioni” e ad un possibile “riflusso” verso sinistra.
Il “nazionalmodernismo”, evocato dalla mozione congressuale di An, è l’invito a dare spessore all’azione politica e a rispondere alle domande profonde della società, che vuole essere partecipe, nel senso di sentirsi parte, di una nuova cultura civica, di una rinnovata identità nazionale, di un immaginario condiviso. Al di là degli organigrammi e delle dialettiche interne, qui sta la grande sfida e la grande opportunità data al PdL e a quanti concorreranno alla sua nascita.Al di là degli organigrammi e delle dialettiche interne, qui sta la grande sfida e la grande opportunità data al PdL e a quanti concorreranno alla sua nascita.
Mario Bozzi Sentieri

VIOLAZIONE DI DOMICILIO


L'ultima fatica di Bruno Vallepiano, il Sindaco-Scrittore



Accade spesso che lo scrittore sia “anche” qualcos’altro. Scrittore e giornalista, Scrittore e medico, scrittore e avvocato, binomi non poi infrequenti. Il Sindaco scrittore, però, è abbastanza raro. E noi, al Casello, che pure scrittori ne abbiamo già visti diversi, ne conosciamo uno.
Stiamo parlando di Bruno Vallepiano, primo cittadino di Roburent e insieme uomo di lettere. Vallepiano ha di recente pubblicato per i tipi della Fratelli Frilli Editrice “Violazione di Domicilio”, il suo primo giallo (ma in realtà l’idea risale agli anni ottanta) dopo diverse pubblicazioni tra saggi, guide di montagna, racconti. La storia si svolge nei mesi tra dicembre e gennaio, in pieno inverno, nel gelido paesaggio delle vallate monregalesi: protagonista è l‘umbratile Mauro Bignami, professore di filosofia, appassionato di storia e di montagna, che si lega ad un’insolita amicizia con Mino Bertinot, capitano dei carabinieri di Mondovì. I due, unendo forze e menti, risolveranno il rebus della morte di un vecchio valligiano.
Del libro, al di là del piacevole scorrere della lettura e del farsi conquistare dai personaggi e dalle vicende, resta un’ulteriore impressione positiva: la grinta con la quale l’autore promuove a sfondo letterario (e con pieno merito!) le sue terre, le sue valli, quelle Alpi Marittime così ricche di suggestioni e di storia che noi tutti, ma liguri e piemontesi in modo speciale, amiamo per quello che sono e rappresentano.
Vallepiano, penna divertente e divertita, ci sta prendendo gusto. Nel 2009 è annunciata la sua prossima fatica, ancora un “noir”, che certamente transiterà a sua volta davanti al Casello.


E BRAVO DIRETTORE!

Mi succede spesso, la domenica, di guardare la rubrica “Benjamin”, la bella vetrina libraria - ve la caldeggio - tenuta in coda al TG1 delle 13.30 dal suo Direttore, Gianni Riotta, giornalista che ammiro molto e che trovo di raro equilibrio in un contesto invece urlato e fazioso.
E’ accaduto in più di un’occasione che i “consigli per gli acquisti” forniti in trasmissione mi siano stati utili tra gli scaffali delle librerie.
Domenica 15 marzo, però, è avvenuto un fatto che ha secondo me dell’eccezionale, e che rafforza ancor più la stima nei confronti di questo eccellente professionista. Uscendo dal clichè mieloso del “tutto bello, tutto utile”, Riotta ha avuto il santo coraggio di compilare una sia pur breve classifica di libri da leggere e libri da NON leggere, rompendo una consuetudine buonista tanto in voga e che fa molto “tv pubblica”.
Ma non è tutto. Ho apprezzato ancor di più che fra gli autori bocciati ci siano firme care agli intellettuali e addirittura qualche intoccabile, come Luciano Canfora e Alberto Asor Rosa. Ha avuto coraggio, il buon Direttore, perché ha toccato due fra i più grandi tromboni del nostro panorama culturale, gendarmi delle verità ufficiali, abituati a parlare “ex cathedra” e a mal tollerare il contraddittorio. Due esponenti di primo piano di quella cultura sinistrorsa dominante che non soltanto ha informato di sé tutto il panorama storiografico e letterario del Paese, ma ha lavorato sodo per emarginare quanti facessero cultura da posizioni politiche diverse.
Tanto per esemplificare: oggi chi attacca Giampaolo Pansa per i suoi libri tende a coprirsi di ridicolo. Canfora è uno di questi. Detto tutto.
Spero ovviamente che non succeda, ma non mi stupirei se nei confronti di Gianni Riotta partissero piccole/grandi azioni di ostracismo, come sempre accade verso quanti dimostrano di non accettare i dettami del dogma (ma sarebbe meglio parlare di regime) culturale dominante, del quale i due autori sopra citati fanno parte a pieno titolo. Nel caso, caro Direttore, non si crucci: la gente – come Lei sa bene - non sta con lorsignori, così come ha sempre preferito Totò alla “Corazzata Potemkin”.

AIUTO, LA SHERLOCKIANA CHIUDE!

Da Simone, un grande amico del Casello, riceviamo e con piacere rilanciamo questo appello salvacultura. Amici, diamoci dentro!
C'è una libreria a Milano chiamata "La Sherlockiana - Libreria del Giallo", gestita da una signora mitica (la Tecla). Questo posto è stato per anni un punto di riferimento a Milano per quello che riguarda la letteratura di genere. Ogni settimana uno o più incontri con scrittori. Da Carlo Lucarelli ad Andrea Pinketts, passando da Giorgio Faletti, Fois, Ben Pastor, Sandrone Dazieri e così via, in un ambiente molto familiare. Una piccola grande libreria, davvero un piccolo gioiello.
Più che c'è, dovrei dire c'era. Ci sono state un paio di crisi dovute ad un affitto spaventoso da pagare al comune di Milano, il fatto che la gente compra i libri ai grandi magazzini e così via. Una volta si è riusciti a salvarla, è stato fatto un appello e poi è stata tirata su un'asta in cui ogni scrittore ha messo un qualcosa di suo in vendita ed i proventi sono andati alla libreria. C'è chi si è portato a casa la penna di un tal scrittore, chi altri la prima bozza di romanzi di successo.
Ora la crisi è definitiva, la Sherlockiana chiude il 31 marzo. Punto e basta, senza possibilità di appello. Gli affezionati ci rimangono molto male, per gli altri è la vita che scorre e tutto fa parte degli eventi.
Io con questa mail non voglio chiedervi sforzi sovrumani o di fare cose che non fareste normalmente. Anzi no, una cosa che non fareste normalmente ve la chiedo.
Se comprate libri gialli, se vi piacciono i noir (oppure l'horror, o la fantascienza), se conoscete qualcuno a cui regalarne uno, vi chiedo di considerare, per una volta e solo per questa volta, di dare un'occhiata a questo link: http://www.comprovendolibri.it/negozi_vedi.asp?id=47 dove potrete trovare tutti i libri ancora invenduti tutti scontati al 50%. La spedizione è 5 euro, potete risparmiarla se dite di tenerli da parte perchè il 5 aprile vado al "commiato" e posso ritirarli io.
Se invece non comprate libri gialli e non vi piace il genere, non vi chiedo certo di comprare, come voi non chiedete a me di mangiare carote o piselli visto che li detesto.

INUTILE, HA GIA' VINTO LUI

“Questo ha già vinto!”. Lo penso – mi si autoesclama in testa tutte le volte che prendo l’aereo – di Osama Bin Laden, e della sua strategia del terrore. Quello raffinato, che fa macerare l’avversario e lo fa spegnere lentamente nelle sue paure, non quello da macellaio che tanti lutti ha già provocato.
La sua anticrociata contro l’Occidente (Giudaico e Cristiano, e me ne vanto, con buona pace del verminaio laicista, il migliore alleato di chi ci vuole male) non ha nessuna possibilità di successo a suon di bombe. Ne ha invece molte – anzi, lo ripeto, ha già vinto – sul piano psicologico. Tutte le volte che devo prendere un aereo – e per fortuna parliamo di sei/otto occasioni all’anno, io continuo a preferire il treno – sono costretto a sottopormi al supplizio del Metal Detector.
Via giacche, orologi, financo la cintura, con risvolti grotteschi al di là del controllo, del tipo: panzoni affannati che ansimano alla ricerca dei passanti della braga a mezz’asta. Il tutto dopo una coda interminabile persino all’aeroporto di Genova, che non rifulge nel panorama internazionale per l’intensità dell’orario.
E penso che ha vinto lui, perché la paura della quale ha disseminato le nostre strade ha un peso economico (oltre che psicologico) che ci distruggerà.
Minuti che tendono ad ore di attesa, sottratte al lavoro e al divertimento; addetti alla sorveglianza costosi ma mai sufficientemente numerosi (e quindi minuti che tendono ad ore, continua continua); ritardi nell’imbarco che diventano ritardi alla partenza, che si trasformano in ritardi all’arrivo, che si tramutano in ritardi alla nuova partenza (oggi due aerei su due di quelli che ho preso erano in ritardo per “ritardato arrivo dell’aeromobile”). Il tutto, se qualcuno avesse voglia e tempo di fare due conti, ci costa una fortuna. E allora? C’è poco da fare: ha vinto lui.

Al casello, qualche mese dopo.

Amici del Casello, è venuto il momento per dare una piccola rinfrescata al nostro blog. Niente di particolarmente impegnativo, almeno per ora. Solo un cambio della guardia, in copertina, tra un bel casello che si trova lungo un moncone di linea non più utilizzato stabilmente, ed uno che fa bella mostra di sè lungo la pittoresca tratta fra Mondovì e Cuneo.
Ne approfitto per un piccolo commento. Siamo - è iniziato marzo - a oltre 2.700 contatti. Da fine ottobre, fanno settecento al mese, più o meno. Davvero tanti, e più di ogni attesa, anche in considerazione che a tutt'oggi il blog gira solo tra gli amici, molti dei quali hanno contribuito in modo originale.
La prima cosa che mi viene da dire è: grazie! Continuiamo così. La palestra delle idee mi sembra funzioni, teniamo accesa la fiamma.
La seconda è: dateci dentro! Continuate a mandare i vostri commenti, i vostri contributi, le vostre osservazioni come avete fatto finora. Aggiungo: creiamo dibattito anche sugli argomenti posti sul tappeto. So che molti concordano con quanto leggono, ma a maggior ragione è importante farsi sentire (e leggere).
Un caro saluto.
G.