Devo dire la verità: quando fu annunciato l'arrivo alla Sampdoria di Marco Giampaolo, al posto di Vincenzo Montella (destinato al Milan, liberato da una clausola capestro con la Fiorentina grazie ad un colpo di mano di Ferrero, e adesso - ironia della sorte - nuovamente sulla panchina viola), beh, ero sicuramente tra gli scettici. Avevo davanti agli occhi episodi che, sommati, mi facevano pensare fosse una scelta rischiosa, a dir poco. Esoneri a raffica, fughe con certificato medico, carattere indecrittabile, e ci sarebbe da continuare.
Giorno dopo giorno, partita dopo partita, e sono ormai tre anni, questo allenatore mi ha davvero conquistato. Mi piace quando allena, quando siede in panchina, quando parla davanti ai microfoni di partite da compiersi o già agli archivi, oppure quando discetta di altro, ad esempio di cosa significhi il mestiere di allenatore al giorno d'oggi.


A tenere banco, in queste settimane, è la possibilità che la Sampdoria cambi padrone. Non ho elementi per esprimermi nè in un senso - credo sia incontestabile che Ferrero, bravo e/o fortunato, abbia lavorato bene nel suo quinquennio, e non mi sembra giusto fare paragoni con dirigenze passate, tutte a loro modo apprezzabili - nè nell'altro. Un auspicio, però, lo butto lì: mi piacerebbe che, al ritiro di luglio, a guidare il pullman della squadra verso le Alpi sia ancora un autista abruzzese nato a Bellinzona.