LA POVERTA' DELLA MUSICA DEGLI ANNI '70

Mi trovo spesso a pensare a quanto i cantautori italiani abbiano inciso sulla nostra formazione musicale. Quando ero ragazzino, diciamo negli anni settanta e fino ai primi anni ottanta, esistevano in pratica tre generi musicali: il grande rock internazionale, la canzone impegnata, la musica popolare, di facile presa. Quest’ultima era come la Democrazia Cristiana: nessuno diceva di sceglierla perché faceva sfigato, ma in realtà poi l’ascoltavano tutti. Le altre due si dividevano il campo dei ganzi, con scarse o nulle contaminazioni.
Da un punto di vista dell’educazione musicale, purtroppo, il ruolo dei cantautori va giudicato come negativo: la povertà dei loro suoni, i lunghissimi e noiosi pistolotti accompagnati da stornellate elementari, hanno inciso negativamente su una generazione che ha in sostanza scelto le parole – oggi, tra l’altro, desuete e spesso contraddette dai fatti – rispetto alla musica.
Niente da dire su certi testi, specie certe poesie d’ambiente (mentre va considerato nefasto, a questo punto, l’apporto all’agone politico propriamente detto), ma a livello musicale… Il fatto è che “La locomotiva” era alla portata di tutti, mentre “Shine on you crazy diamond” era di difficile portabilità, specie allora che le parole su internet non si riuscivano a trovare. Un po’ per motivi pratici, un po’ per non restare esclusi, ecco che si finiva per accettare quella che sembrava l’unica soluzione. Dalla quale, tra l’altro, rimanevano esclusi autentici fenomeni (riabilitati dalla storia, a volte – purtroppo – quando era tardi) come Rino Gaetano e gli esordi di Vasco Rossi, Zucchero Fornaciari, Enrico Ruggeri.
Gli anni Ottanta, tra i tanti, enormi meriti, hanno per fortuna spazzato via gli anni settanta anche sul piano della musica. Chi cerca sempre di immobilizzare il mondo ha anche accusato alcuni cantautori che hanno avvertito il cambio di passo (come Edoardo Bennato) di essersi prostituiti alla musica commerciale. Ma solo loro.
E sono in buona compagnia: politica e letteratura, tanto per fare un esempio, hanno conosciuto storie simili, con l’aggravante che certe abitudini sono dure a morire.

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