GUSTAVO, ALBERTO E DEBBIE: I PIU' GRANDI.

Sta volgendo al termine, in questi tiepidi giorni di inizio primavera, una stagione sciistica particolarmente ricca, quest’anno, per gli appassionati, che hanno potuto beneficiare di un inverno che non ci ha fatto mancare niente: neve in abbondanza e più volte al rabbocco e freddo hanno allungato sensibilmente il periodo, riempiendo le piste alla faccia della crisi.
Poca gloria, invece, per i colori azzurri nelle competizioni agonistiche internazionali. Coppa del Mondo con qualche sporadico acuto, specie nel finale, Campionati Mondiali in sordina e l’impressione che la generazione attuale – quella dei Rocca, dei Blardone, delle Karbon - stia lasciando il passo a successori ancor meno brillanti.
Eppure, in un passato neppure troppo remoto, ci sono stati almeno due momenti nei quali l’Italia ha rappresentato il faro illuminante dello sci mondiale. Periodi in cui una squadra di grandi campioni esibiva anche la gemma più preziosa della collezione.
Con i nostri colori, fuoriclasse ne ho visti tre: Gustavo Thoeni, Alberto Tomba e Deborah Compagnoni.
Il primo era la classe allo stato puro: tra i pali una gazzella, elegante, imprevedibile, così lieve da imporre uno stile a tutti gli altri (il “passo spinta”) e da stagliarsi al di sopra di campioni tutti grinta ed aggressività (Pierino Gros) e raffinati specialisti (Ingemar Stenmark). Si può ben dire che l’industria dello sci nostrano gli debba un monumento: da lui in avanti gli sport della neve sono diventati fenomeni di massa, e griffes fino ad allora semisconosciute hanno fatto il giro del mondo.
Alberto Tomba, invece, ha rappresentato praticamente l’estremo opposto: potente, imprevedibile, grande agonista, guascone, fu definito da Mario Cotelli “l’unico sciatore quattro per quattro, a trazione integrale”. Tra i pali, quando già trionfavano i grandi eclettici (Girardelli, Zurbriggen) impose di nuovo la forza dello specialista. Era il signor “io so fare questo meglio di chiunque”, e lo dimostrò per un decennio.
Debbie è stata infine la sintesi al femminile dei due. Al contempo elegante e potente, determinata e dolce, si è contrapposta alle algide e inarrivabili snob della sua epoca, come Carole Merle (amica, amica, amica un…). E infatti, negli appuntamenti decisivi, le legnava sempre.
Oggi , purtroppo, come questi tre non se ne vedono. Bravini sì, e anche tanti, ma lasciano sempre l’impressione che manchi loro un centesimo per fare il milione. Fino al prossimo, imprevisto, imprevedibile fuoriclasse.

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