BERSANI, LA MUFFA AL POTERE.

Qui al Casello, si sa, non siamo propriamente di sinistra. E neppure siamo tra quelli che non credono più alla distinzione fra schieramenti ed ideologie, in nome di un concretismo bottegaio che non ci appartiene. L’affetto per le tradizioni e l’attenzione verso il nuovo sono complementari in una visione organica della realtà politica.
Detto questo, non ci si può esimere da una veloce valutazione sulla (prevedibile) vittoria di Pierluigi Bersani nella corsa alla segreteria del PD.
Vista da avversario, c’erano buoni motivi per tifare a favore del successo dell’uno o dell’altro dei due (tre, ma Marino non è mai sembrato in corsa sul serio) contendenti.
Franceschini sembrava incarnare un modo di vedere e fare innovativo, fingendo pragmatismo assolutista antiberlusconiano e assenza di ipoteche ideologiche, smentite però dai continui richiami alla Costituzione e all’antifascismo (che, come i lettori del Casello sanno bene, è il mio personale peggior nemico, e condiziona come poche altre cose i miei giudizi). L’eterno ragazzo emiliano si è però dimostrato ingenuo nell’approccio e velleitario nei presupposti: impensabile cestinare in pochi mesi una lunga tradizione fatta di sezioni e Feste dell’Unità. A ciò ha abbinato fin da subito un atteggiamento manicheo e paradipietrista che ne facevano un interlocutore pessimo (o, meglio, un non interlocutore) per chi ipotizza finalmente rapporti di civile convivenza tra maggioranza ed opposizione. La sua eventuale vittoria avrebbe avuto sull’elettorato di area progressista una forte presa identitaria ma senza portare, probabilmente, un solo voto in più.
Bersani, al contrario, rappresenta il vecchio, il già visto, l'ammuffito, il rassicurante trionfo del “si è sempre fatto così”, non importa se con ragione o con torto. Ora proverà a rimettere in sesto i cocci di una coalizione pietosa, che si coagulerà contro il nemico usurpatore pur cercando in qualche modo di compromettersi con esso. Qualche volta riuscirà persino a vincere, ma – come in passato – non a governare, troppo compressa tra le diverse ed inconciliabili anime del suo variopinto catalogo.
Alla fine, la mia impressione è che il vero vincitore di questa tenzone sia Pierferdinando Casini, il quale attendeva in regalo proprio questo esito: i transfughi (che non saranno pochi, né marginali) proveranno per l’ennesima volta la carta del Grande Centro. Cosa dite, amici del Casello: stavolta la faranno uscire?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Fratello, non condivido nemmeno una parola di quello che hai scritto...
Ne ho cercata una, anche solo una con cui concordare, ma non la trovo...
Pero' ti voglio un gran bene lo stesso.

Anonimo ha detto...

E' partito Rutelli, e a Genova è andato via Claudio Gustavino. Ma c'è chi, nel PD, non pensa che sia un male, e che soprattutto il primo porti più sfiga che voti...

Anonimo ha detto...

Concordo a metà col Casellante (sic). Di sicuro ne esce più forte Casini che prenderà qualche voto in più da sinistra ma anche da destra ...
Che Bersani sia ammuffito e vetusto credo sia manifesto ...
Ma dall'altra parte non vedo meno muffa, forse più mussa ... ;0)
Diceva qualcuno: "che Dio ce la mandi buona ... e con le t...e grosse"