PER UNA VERA LIBERTA' DI STAMPA

Tanti di voi lo sanno, sono un giornalista. Lo sono non “lo faccio”. E’ un mestiere che – al pari di pochi altri - coinvolge l’essere, non l’occuparsene. A questa professione tengo particolarmente perché è la mia, quella che voglio, quella che sono capace di fare, io, comunicatore per indole e attitudini, perfino a prescindere da dove mi possano portare le contingenze e le necessità di bottega.
Conosco quindi piuttosto bene le dinamiche che muovono questo mondo, con l’aggiunta che ho anche la fortuna di vivere due diversi contesti lavorativi talmente spaiati tra loro da consentirmi raffronti audaci ma con cognizione di causa.
E allora: se il “padrone” azienda finanziaria (o commerciale, o industriale) – con tutti i difetti che possa avere – appare infinitamente più serio (rispettoso degli impegni e delle persone, organizzato, preciso) del “padrone” editore, sul piano dell’espressione individuale la bilancia pende esattamente dall’altra parte. Il giornalista gode di licenze che il più callido impiegato nemmeno s’immagina.
Ciò premesso, sistemati – da uomo di penna – alcuni puntini sugli “i”, trovo ridicolo – massì, RIDICOLO, MAIUSCOLO – che in Italia si manifesti per la libertà di stampa, contro un presunto bavaglio che un presunto tiranno imporrebbe con la conseguente deriva dittatoriale che tenderebbe a mettere la mordacchia alle voci non allineate.
Ma scherziamo? Possibile che pochi o nessuno si rendano conto di quanto sia cretino sostenere queste teorie strampalate, tutte politiche (partitiche, partistiche, faziose), nel Paese delle seicento testate e delle milleduecento (1.200) emittenti? Chiunque – compreso il vostro Casellante – può permettersi di dire e scrivere quello che vuole, assumendosene la responsabilità. Vi pare poco? Nelle dittature (che so, cari progressisti: diciamo Cuba) succede qualcosa di anche lontanamente paragonabile?
Non è forse libertà di stampa, in uno stato che versa agli editori (che ne fanno un uso fin troppo disinvolto) mille milioni di euro all’anno, unico caso al mondo, poter vomitare veleno sulla fazione che si intende avversare, a monte e a valle del fatto che ciò che si scrive sia vero o anche solo verosimile?
Un atteggiamento cialtronesco e poco credibile, salvo per i gonzi che “l’importante è dare addosso all’usurpatore illegittimo”, e chissenefrega – in nome della democrazia – se la gente lo ha votato. Le elezioni sono dopate, estrogenate dal tiranno, quindi invalide, e il risultato anticostituzionale. Lo scrivono, poverini, però non si sentono abbastanza liberi…
La stampa è libera, altro che idiozie: sono certi suoi esponenti a non esserlo.

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