AIUTO, ARRIVA LA POSTA ELETTRONICA!

In mancanza ed in attesa di riunioni con le quali esercitare le orecchie ed il gusto per la lingua che fu di San Francesco, Dante e Manzoni, di quando in quando mi soccorrono i messaggi di posta elettronica.
E’ piuttosto frequente, nell’utilizzatore di questo fondamentale e ormai irrinunciabile strumento di comunicazione, lo sbarellamento linguistico fatto di abbreviazioni e onomatopee: “che” scritto con la K (“ke kazzo state skrivendo?”), “non” abbreviato in “nn” (come gli insegnanti di italiano di questi somari), oppure la formula “fyi”, in coda al messaggio (che sembra - e probabilmente è - un raglio, ma vorrebbe significare “for your information”, perché il vecchio, caro “p.c.”, cioè “per conoscenza”, è troppo dialettale), e via ranzando.
Tra le ultime chicche - con la “i”: meglio precisare, visto cosa accade in certe regioni d’Italia – ecco presentarsi il “basic point”, forma asinina del già deprecabile “basis point”, adeguatamente vituperato in passato su queste pagine.
Sarei poi curioso di sapere cosa sia la “flattizzazione”, da non confondere con la flatulenza linguistica dell’estensore: perché non utilizzare un sostantivo derivato dal verbo “uniformare” (pur in sé non certo brillante), al posto di questa grottesca italianizzazione del tremine anglo “flat”, che significa “piatto, piano”?
Da non trascurare nemmeno quanti, in coda alla loro missiva, ti chiedono di fare una certa cosa “per favore”, scrivendo “pls” (cioè “please”), oppure ti ringraziano scrivendo “thks” (“thanks”). Ma vfc!
Interessante anche l’abuso della locuzione “Certi di fare cosa gradita…”, in testa o in coda a messaggi recanti per lo più pessime novità. Ci vuole una discreta dose di faccia come le terga per scrivere amenità come: “Certi di fare cosa gradita, vi inoltriamo l’elenco dei reclami della clientela trasformatisi in denunce nei vostri confronti presso la Procura della Repubblica”. Però, se non proprio in questi termini, succede anche questo…

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