IL SEMAFORO, SIMBOLO DELLA MOBILITA' GENOVESE

La mobilità genovese degli ultimi decenni, pur spesso stravolta, presenta un filo conduttore che unisce tutte le piccole e grandi rivoluzioni: l’inefficacia.
Tralasciando l’aspetto che pur mi è più caro e noto, il trasporto pubblico, che a reggere l’assessorato fosse il bizzarro Villa o il fumoso Merella, per la città cambiava poco, e comunque in peggio. La casalinga di Voghera non avrebbe procurato certo danni peggiori.
L’emblema di queste controgestioni? Il semaforo. Sì, d’accordo, le strisce gialle; certo, le zone blu; sicuro, anche i sensi unici rivoluzionati a babbo, o il rifacimento delle coperture del Bisagno che “non durerà più di 24 mesi”, per dirla con lo sfortunato precedente inquilino del Matitone; ma tutto ciò è niente rispetto all’epidemia di semafori – talvolta inutili, spesso dannosi – che ha colpito la città, in particolare nel corso della nefasta gestione Merella.
Spero per lui - l’assessore al traffico più inviso di sempre - che ci abbia almeno guadagnato qualcosa; che so, dalla ditta fornitrice. Giusto per dire che in città qualcuno ha tratto beneficio dall’assurda politica del “più infastidisco l’utente della strada, più faccio l’interesse della viabilità”.
Così, mentre tutto il mondo elimina i semafori, a Genova li decuplichiamo. Dove non ci sono mai stati (Piazza Portello); dove c’è un attraversamento pedonale a richiesta che rompe le scatole, specie nelle ore di punta (qua e là in Corso Europa), dove c’è un incrocio con una via sempre deserta, dove c’è l’uscita dei mezzi di una qualsiasi entità comunale, provinciale, regionale o statale…
Ovunque, tranne – sembra una banalità - dove servono: ad esempio alla confluenza di via Capolungo con l’Aurelia (via Donato Somma), quasi a Bogliasco, dove persino gli autobus svoltano tra due curve cieche.
Il risultato? Gli automobilisti non rinunciano all’auto, però s’infuriano e le code si esasperano. Quando invece è evidente che, per l’inquinamento e la scorrevolezza del traffico, è molto meglio che la fiumana di mezzi che popola le nostre strade al mattino viaggi senza troppe soste. Ne guadagnerebbero i mezzi pubblici (che, pure, non brillano per efficienza), ostaggio tanto dell’indisciplina degli utenti privati – che non sto difendendo: basta pensare all’odioso ricorso al posteggio in seconda fila – quanto dell’intasamento delle strade, spesso indotto da semafori crudeli posti ad incroci che invocherebbero soluzioni alternative.
Il futuro non sembra portare in dote un miglioramento: le strade sono quelle, e le risorse – si sa – scarseggiano. Se poi quelle poche le spendiamo in semafori…

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