PICCOLI TROMBONI CRESCONO

Uno dei più gravi fardelli che la cultura italiana (le altre non le conosco a sufficienza) si porta dietro da sempre, e comunque con gran profusione di energie nel dopoguerra, è il trombonismo.
Si tratta di quella sindrome per la quale solo gli eletti (che si autoeleggono) ed i chiamati (che si chiamano a vicenda) possono pontificare su qualunque cosa e fare opinione. La loro posizione di eminenti tromboni li rende ad un tempo custodi e creatori della verità, nonché giudici di altrui tesi. Per capirci, come se le partecipanti a Miss Italia oltre a concorrere valutassero da giurate le avversarie.
Ne abbiamo visti: personalmente, limitandomi al campo socio/politico, ho sempre apprezzato particolarmente poco Norberto Bobbio, sicuramente persona seria e degna ma altrettanto certamente noto e squillante trombone.
Guai ad avversare le tesi di costoro: la difesa corporativa scatta immediata, respingendo con veemenza l’intrusione. Difficile, quasi impossibile farsi accettare, a meno che non si venga cooptati.
L’amico Stefano, uno dei più assidui frequentatori del Casello fin dalla prima ora, mi fa notare lo spiegamento di… trombe (e tromboni) a celebrare la dipartita di Alda Merini, irrequieta ed effervescente poetessa milanese per la quale, subitanei, sono partiti i coccodrilli.
La cosa bizzarra è rilevare che, assurti a tromboni (in erba), si sono mossi alla causa personaggi di certo distanti dall’immaginifica scrittrice dei Navigli (cito, tra gli altri, Jovanotti), per i quali non riesco ad immaginare un’assiduità con i versi di Alda Merini ed eventualmente quella capacità interpretativa che richiede, come minimo, l’ampio possesso del lirismo della defunta poetessa. 50.000 (cinquantamila!) iscritti al neonato Gruppo Facebook intitolato ad Alda Merini: quante poesie avranno letto in media costoro? Per non dire: quante ne avranno comprese? Quanti ne conoscevano esistenza ed opere prima che il circo mediatico ne descrivesse la parabola, fatta di versi, di ricoveri, di salite e di discese?
Però riempirsene la bocca – specie adesso che, poveretta!, non può più difendersi – fa tanto introdotto. Il primo passo nella scalata al titolo di trombone.

Nessun commento: