INVENTARSI UN NEMICO Presepi, Moschee e un cattivo che non c'è.

Non è mia intenzione entrare nel merito della polemica sull’inserimento, da parte di un sacerdote genovese da sempre incline alle prese di posizione forti, spesso al limite della provocazione, di una moschea nel presepio della propria parrocchia.
Mi limito a dire che personalmente l’ho trovata un’iniziativa poco comprensibile, fuori posto, tutt’altro che provocatoria – e perciò fuori dal consueto stile originale proprio dell’artefice - ma, anzi, sulla china di quel “pensiero omologato” e politicamente corretto oggi tanto à la page.
Mi interessa qui invece commentare i commenti. Quelli, livorosi, acidi, vuoti di contenuto e privi di una qualsivoglia conoscenza della questione, che hanno parlato di minacce, intimidazioni, raid, spedizioni, squadrismo, a proposito delle prese di posizione di Forza Nuova e Lega Nord sulla presenza di una moschea nel presepio.
A rendersi protagonisti di questa ondata di controinformazione, di autentica “disinformacija”, i soliti noti: la stampa quotidiana, uomini politici, benpensanti e superficialoni di tendenza catto/islamo/radical chic.
Parlo di queste cose con assoluta cognizione di causa, per due buoni motivi: il primo è che conosco bene coloro che hanno inviato la lettera al parroco; il secondo è che io, quella lettera, l’ho letta. E non v’è traccia di violenza, minacce, squadrismo…Le espressioni più aggressive, le affermazioni più minacciose sono, proprio nel finale, "ci dissociamo..." e addirittura "La invitiamo...". Nientemeno!
Però qualcuno di queste cose continua a parlare. Però qualcuno invita il parroco a fare spallucce davanti alle provocazioni. Però qualcuno lo intervista e gli chiede cosa ne pensa delle minacce, della spedizione annunciata da Forza Nuova, del pesante clima di intimidazione, eccetera eccetera.
Ci sono due spiegazioni, che s’intrecciano tra loro, per motivare questa bugiarda insistenza su argomenti falsi.
La prima: c’è, soprattutto nel mondo dei media, una profonda e presuntuosa ignoranza, una pretestuosa superficialità, nessuna voglia di mettersi in discussione, di cercare il confronto con tutte le posizioni, al di là di ogni proclamato sentimento democratico.
La seconda: per qualcuno, orfano di eroi ed in grave difficoltà di idee e di peso sociale (come dimostrano da tempo gli elettori), è troppo importante avere un nemico. Un nemico malvagio, oscuro, reazionario, misterioso, violento. Fascista.
Una sinistra che vive da oltre sessant’anni in un interminabile venticinque aprile, che senza contrapporsi ad un cattivo che riassuma su di sé tutto quanto è il suo contrario – vero o anche solo sognato – non riesce ad andare avanti e ad avere argomenti, avverte una necessità quasi fisica di poter identificare con un nome ed un cognome questo “altro”. Non sembra vero, a questi signori ed alla loro cassa di risonanza mediatica, di poter chiamare il nemico – ad esempio – Forza Nuova, così come negli anni settanta era il MSI (“Uccidere un fascista non è un reato”), poi per qualcuno è stata la Lega, e domani, chi lo sa?
Di chiedere a gran voce, anche per le strade e le piazze, che venga sciolto, annientato, chiuso. Che ne venga impedita qualsiasi manifestazione, mostra, marcia, Che non esista più.
Che poi questi dicano e facciano o meno le cose che vengono loro attribuite, è un dato nemmeno secondario. Non c’entra cosa fanno, c’entra che esistono.
L’importante è avere un nemico da odiare. Se poi – diceva un celebre filosofo della sinistra – i fatti contraddicono le idee, tanto peggio per i fatti.
Oggi, però, la gente non la beve più. Ma fallo capire al trinariciuto…

Nessun commento: