LA SINTESI DEL PDL SI CHIAMA NAZIONALMODERNISMO

Con il congresso di scioglimento di AN, che confluisce nel PDL - del quale proprio in questo fine settimana si celebra l'assise di partenza - si chiude quella che mi verrebbe da definire - forzando un po' i concetti - la "fase tre" della Destra italiana, dove la "fase uno" è rappresentata dalle istanze nazionali e popolari post unitarie (sfociate poi nell'esperienza fascista), la "fase due" si è risolta nell'epopea a volte drammatica della sopravvivenza ad una guerra di annientamento e la "fase tre" ha visto il ritorno al protagonismo attivo nelle esperienze di governo locale e nazionale.
Cosa porta il disciolto partito alla nuova formazione dei moderati italiani? Quali sfide attendono la nuova formazione politica? Ce lo dice, con sintesi mirabile, Mario Bozzi Sentieri, che tanti frequentatori del Casello conoscono e apprezzano.
In un momento di passaggio così importante, come la nascita del PdL, chi ha a cuore una certa tradizione politica e culturale, non può non interrogarsi sul senso di questo passaggio e contemporaneamente sull’essenza del percorso fin qui compiuto. Le “fusioni a freddo” non ci appartengono, così come è lontana da noi certa cultura positivistica, più affine agli alambicchi di qualche laboratorio d’analisi che alle passioni che vengono da simboli e identità profonde. D’altra parte però l’identità non può essere considerata una pecetta da appiccicarsi addosso e sotto la quale nascondere strappi e smagliature, ma è verifica continua, è dubbio e sintesi di idee e di esperienze, maturate nel corso del tempo.
E’ capacità di lettura sincrona di un grande patrimonio culturale e politico, non privo di contraddizioni, ma proprio per questo ricco di elementi problematici e creativi.
E’ l’elemento “problematico” e dunque creativo di un’identità ; vissuta non formalisticamente, la quale non si accontenta di autorappresentarsi, ma cerca sintonie e convergenze reali, partendo dalla consapevolezza che un’epoca è tramontata e che il tempo nuovo che ci è di fronte richiede nuove capacità sintetiche e soluzioni non cristallizzate.
La mozione congressuale di An va – in fondo – proprio in questa direzione. L’avere sottolineato, nella parte del documento dedicata alla “Via italiana alla modernità”, “la fine del Novecento, intesa come fallimento del progetto massificante e relativista, prima di marca marxista, poi giacobino-economicista”, ed il richiamo ad alcune figure emblematiche della cultura nazionale, che hanno incarnato il superamento dei vecchi schematismi ideologici tipici del Novecento (pensiamo – in particolare – al padre del sindacalismo nazionale Filippo Corridoni e al creatore del Futurismo F.T. Marinetti, a Mosca e a Prezzolini) sono un invito ad immaginare nuovi percorsi sintetici, in grado di coniugare, nel concreto, nella politica del fare, il senso dell’identità e le nuove domande di modernizzazione culturale, sociale e politica.
E’ il “nazionalmodernismo”, con cui il PdL sta già misurando il proprio impegno modernizzatore nell’azione di governo, nazionale e locale, nell’approccio alla crisi economica, nel ripensamento del percorso da intraprendere.
Non è dunque solo nella capacità di “intercettare” meglio le istanze della gente che il centrodestra può vincere e convincere. Se fosse solo capacità di risposta alle istanze della gente, è evidente che il centrodestra sarebbe esposto ai rischi della “volatilità delle opinioni” e ad un possibile “riflusso” verso sinistra.
Il “nazionalmodernismo”, evocato dalla mozione congressuale di An, è l’invito a dare spessore all’azione politica e a rispondere alle domande profonde della società, che vuole essere partecipe, nel senso di sentirsi parte, di una nuova cultura civica, di una rinnovata identità nazionale, di un immaginario condiviso. Al di là degli organigrammi e delle dialettiche interne, qui sta la grande sfida e la grande opportunità data al PdL e a quanti concorreranno alla sua nascita.Al di là degli organigrammi e delle dialettiche interne, qui sta la grande sfida e la grande opportunità data al PdL e a quanti concorreranno alla sua nascita.
Mario Bozzi Sentieri

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Staccata la spina ad AN...era l'ora!

Lo so, sono di parte, molto di parte!
Ma per come sono andati gli ultimi anni di questo partito, l'eutanasia (unica forma che concepisco!)è stata solo un bene!
Non mi mancherà per nulla! grazie a Dio a destra ci sono altre realtà politiche in vita; alcune di queste sono sia baluardi di valori che non sono tanto fuori dal tempo e, allo stesso tempo, portatrici di novità!

Non mi mancherà il voltagabbanesimo di Gianfranco e non mi mancheranno gli inchini (obtorto collo) dei suoi generali!

Mi consola il fatto che Silvio, tre settimane fa ha dichiarato..."il mio successore?lo sceglierà il popolo!"...quindi, ci sono ancora speranze che tal Gianfranco non diventi il successore del nostro Premier!!!

Unknown ha detto...

Nazionalmodernismo?
Cioé qualcosa che comincia con Nazi- e finisce con -isno ?
Terribile!