La credenza nel Bisagno

Credo siano molti gli aspetti della gestione cittadina che non piacciono ai Genovesi. I quali, peraltro, e storicamente, preferiscono lasciare al potere gli autori dello sfascio sostanziale degli ultimi decenni, quasi fossero preda di una sorta di Sindrome di Stoccolma.
Ci saranno molti spazi per parlarne, anche in futuro. Oggi, però, mi devo soffermare su un aspetto che mi colpisce in maniera particolare: la pulizia della città. E non perché ritenga che Genova sia particolarmente sporca, o che il servizio di igiene urbana funzioni peggio di altri. Devo dire che, girando un po’ l’Italia, esistono città messe molto peggio, a volte insospettabilmente. E non parlo di casi limite, come Napoli: basta fermarsi qualche giorno a Bologna per trovare una realtà che sorprende in modo negativo chi vive sotto la Lanterna.
Ciò che mi colpisce è la filosofia dell’igiene urbana genovese (e non solo) degli ultimi anni. Parto da un presupposto: con oltre trent’anni di scautismo sulle spalle, io la natura la conosco sul serio, e non accetto che l’ecologia me la spieghi qualche verde da strapazzo che dal suo salotto straparla di riciclaggio, di inquinamento, di animali e non ha mai visto una gallina.
Detto questo, io la raccolta differenziata la faccio da quando ancora non esistevano le campane, e francamente me ne infischio della possibilità che sia solo un modo per truccare le carte (“Eh – dice sempre qualcuno – ma ci credi tu? Chissà cosa ne fanno, una volta raccolta! Io ho uno zio del cugino di mio cognato che conosce uno che ha un’edicola dove va sempre a comprare il giornale il portinaio del pediatra del figlio di uno dell’AMIU, che mi ha detto che poi tanto la mischiano tutta!”).
Che la sindachessa mi aumenti ogni anno la tassa sulla spazzatura, dicendo che noi genovesi siamo cattivi e dovremmo riciclare di più, mi fa sentire preso in giro. Sto seriamente valutando l’ipotesi di continuare a fare la raccolta differenziata versando però per protesta la plastica nel vetro, il vetro nella carta e la carta nella plastica.
Ma la cosa che trovo più sconcertante è che i comportamenti virtuosi, lungi dall’essere premiati, vengano penalizzati. I greti dei fiumi sono pieni di materassi e comò che ciclicamente, ingombrando gli alvei, contribuiscono alla furia devastatrice delle sempre più frequenti alluvioni. Chiediamoci il perché: solo pigrizia? No, perché le aziende preposte vogliono essere pagate per smaltire l’armadio o la lavatrice. Non solo: per regolamento, pretendono che l’oggetto da ritirare sia stato smembrato nelle sue componenti più elementari. Cioè: se devo buttare via una credenza, devo togliere come minimo ante e ripiani, se non addirittura assi e pareti. Poi arrivano loro e, previo pagamento, si portano via comodi comodi i pezzi così disassemblati.
Mi si dirà: è un servizio, e come tale – se ne vuoi fruire – devi pagarlo. Già. In banca, forse. Sugli autobus, anche. Non paghi = non sali. Se ti beccano, multa (ma solo se sei italiano, come ho spesso avuto modo di verificare). Sull’igiene urbana, se non vuoi pagare cacci la roba in qualcuna delle tante discariche abusive, e prima o poi l’AMIU sarà costretta a portarlo via comunque, ovviamente senza guadagnarci un centesimo ed anzi a costi indubbiamente superiori.
Se è vero – e lo è – che la sensibilità ambientale, la cosiddetta “sostenibilità”, è un valore importante, persino da un punto di vista economico, perché le scelte corrette impostate oggi avranno un effetto oggettivo anche sul domani nostro e dei nostri discendenti, da cittadino pretendo che il comportamento virtuoso sia premiato. Scelgo di smaltire la vecchia credenza in modo rispettoso delle leggi e della natura, quindi non solo non pago niente, ma la zia Marta mi riduce – anche solo simbolicamente – la tassa sullo smaltimento dei rifiuti.
Altrimenti una telefonata anonima avvertirà la Volpara di andarsi a prendere la credenza sul greto del Bisagno…

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci vorrebbe, oltre alle campane che ci sono già, una bella campana dove poter mettere in nostri cari assessori e sindaci quando sono ormai
"rumenta!".

Anch'io differenzio nonostante la cugina del nonno dello zio della sorella del dottore mi abbia detto che poi viene tutta mischiata!

Medtner1970 ha detto...

Ciao Giuseppe, finalmente posso leggere le tue idee, leggere è meglio che "sentire" perchè meno soggetto alle percezioni sensoriali dell'immediato.
Il paradosso che evidenzi è tipico dell'animo umano, e alle volte è creato.....cosi', si crea da sè, quasi inevitabilmente. Prendi il caso delle persone che aspettano il bus dentro alla cabina apposita (sebbene inadeguata!), se la cabina è piena, l'ultimo arrivato si trova in prima fila, e vagli a dire che non è corretto piazzarsi di fronte a chi già era li' da almeno dieci minuti!
La differenziata la faccio anch'io da anni, maniacalmente, perfino le eticchette in carta delle bottiglie, gli scontrini, ogni cosa...Se anche l'immondizia venisse gettata insieme alla differenziata, ugualmente farei cosi', perchè le persone vivono più di esempi che di parole, e più ripeti, più convinci. Come fà, disonestamente e fuorilegge morale, la pubblicità.
Non sò se sia utile protestare contro quella signora, se è vero e generalizzabile l'esempio della cabina del bus, allora diventa chiaro che i più corretti sono secondo natura (che è paradossale) anche quelli più castigati. E la signora agisce secondo natura. Del resto, non protestare è impensabile!
Ecco il guaio: scegliere di essere corretti quando si può, costa in termini di sacrificio; ricompense quasi nessuna, più che altro castighi. Come urla Burt Lancaster nel film Vincitori e vinti: "voglio dire la verità, nonostante il mondo trami contro di essa".
Per me, prima di tutto è essenziale capire che il mondo trama contro la verità, capire che è paradossale, e svelarne l'inganno, a poco a poco....

Il Casellante ha detto...

Caro Medtner, scelgo una tua frase proprio per sintetizzare uno dei motivi che mi spingono a cercare invece di lasciare un segno, anche attraverso iniziative come questo blog:
"Ecco il guaio: scegliere di essere corretti quando si può, costa in termini di sacrificio; ricompense quasi nessuna, più che altro castighi."
Diffido di quanti sostengono di essere coerenti e lineari fino in fondo. Ma provare si può.
Grazie!